Ucraina, Poroshenko 'vuole' affidare il 90% dei contratti per la ricostruzione del Donbass... ad aziende USA'


di Eugenio Cipolla


Alla fine, nonostante tutto, nonostante Poroshenko durante la campagna elettorale Usa avesse sostenuto apertamente Hillary Clinton, il primo incontro con il nuovo presidente degli Stati Uniti è andato.



Bene o male che sia, a seconda dei punti di vista, la visita di Poroshenko a Washington apre nuovi scenari sul futuro dell’Ucraina e del Donbass, facendo aumentare nuovamente la tensione nella regione orientale del paese, dove da tre anni si combatte senza esclusioni di colpi. Al centro dei colloqui tra il presidente americano e quello ucraino ci sono stati il percorso delle riforme dell’Ucraina, la lotta contro la corruzione e soprattutto gli sforzi per trovare una soluzione pacifica in est Ucraina, cosa al momento molto difficile. All’interno dello studio Ovale erano presenti anche il vicepresidente Mike Pence e il consigliere alla sicurezza nazionale Herbert McMaster, segno che anche la nuova amministrazione americana vuole far tornare in auge il dossier Ucraina (la presenza di Pence non è un caso, perché Trump potrebbe affidargli la questione ucraina come Obama fece con Biden).

“C'è stato un incontro completo, molto dettagliato, con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Abbiamo ricevuto un forte sostegno da parte di Washington a favore della sovranita', dell'integrita' territoriale e dell'indipendenza del nostro paese, oltre ad un forte sostegno per il proseguimento delle riforme in Ucraina", ha detto il presidente ucraino nella conferenza stampa post incontro, alla Casa Bianca. Poroshenko ha assicura che Washington intende sostenere l’integrità territoriale ucraina, precisando che Kiev, in prospettiva di una soluzione del conflitto in Donbass, è molto interessata ad un maggiore coinvolgimento da parte della diplomazia americana nel lungo processo di stabilizzazione e pacificazione della regione.

"Siamo molto interessati a portare i paesi coinvolti ad intraprendere un processo attivo. Washington rappresenta il garante del memorandum di Budapest e l'incontro conferma l'importanza dell'Ucraina per gli Stati Uniti, e il forte impegno per sostenere il nostro paese", ha aggiunto il magnate ucraino. Il quale ha annunciato che il disegno di legge sul reintegro del Donbass, presentato pochi giorni fa e già molti criticato dall’opposizione filorussa, sarà sicuramente sottoposto a discussione pubblica e presentato ai partner internazionali per una valutazione più completa.

Trump, dal canto suo, ha sottolineato la necessità di espandere la cooperazione tecnico-militare degli Stati Uniti con l'Ucraina. "E' stato discusso della nostra cooperazione nel settore tecnico-militare. Il tema verrà affrontato più nel dettaglio con il ministro della Difesa statunitense James Mattis, ma il presidente ha dato istruzioni chiare per garantire che con noi venga ampliata la cooperazione", ha affermato Poroshenko. Parole in linea con le azioni statunitensi, visto che a inizio maggio, il Senato degli Stati Uniti aveva approvato il progetto di bilancio federale dove si prevedeva la prosecuzione dell'assistenza finanziaria all'Ucraina per un importo non inferiore a 410 milioni di dollari.

Ma a far scandalo potrebbero essere le future decisioni di Poroshenko relativamente alla ricostruzione del Donbass. Secondo quanto riportato dai media russi, ed in particolare dal quotidiano Kommersant, che cita una fonte vicina all’amministrazione presidenziale ucraina, l’obiettivo di Kiev è quello di interessare “materialmente la squadra di Trump nella soluzione del conflitto nel sud est ucraino. Dato che Trump è un imprenditore anche noi adottiamo un approccio pratica, da uomini di affari: le nostre proposte essenzialmente prevedono che il 90% di tutti i contratti per ricostruire le infrastrutture distrutte nel Donbass verrà assegnato alle compagnie americane. Ma per questo serve che il Donbass ritorni sotto il controllo dell'Ucraina e non può accadere senza una partecipazione attiva di Washington nel processo e senza che ci sia una pressione addizionale su Mosca da parte della Casa Bianca”. Parole che, se confermate, potrebbero dare il via a scenari inediti. Dal Cremlino per il momento nessuna reazione, anche se l’irritazione di Mosca per questa ennesima invasione di campo è percepibile dalle parole di Dmitri Peskov. “Valutare l’incontro tra Poroshenko e Trump? Questo è probabilmente il mestiere per gli scienziati politici ucraini e osservatori americani", ha detto Peskov, chiudendo per il momento la faccenda.

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