Armi italiane ai sauditi che massacrano lo Yemen. Chi mente tra Moby Lines e la Pinotti?


di Marinella Correggia - Il Manifesto


L’Italia continua a essere impegnata nella vendita di armi all’Arabia saudita, agevolando l’invio alla chetichella delle bombe prodotte a Domusnovas in Sardegna, nello stabilimento della Rwm Italia (controllata da una multinazionale tedesca).

I sauditi sono impegnati a sganciare bombe in Yemen. Dunque, vendendo armi a Riad l’Italia viola l’art. 11 della Costituzione e la legge 185 del 1990.

Nel 2015 era stato usato nottetempo l’aeroporto civile Cagliari Elmas, distante solo 46 chilometri dalla fabbrica. Ma l’operazione era stata scoperta e contestata da attivisti sardi, da parlamentari eda movimenti per il disarmo, provocando qualche imbarazzo.

Stavolta hanno scelto un percorso alternativo. Il 30 giugno il deputato sardo Mauro Pili dichiarava, annunciando un ricorso alla magistratura: «Un carico di bombe – mille ordigni Mk83 proveniente dallo stabilimento Rwm di Domusnovas, nel Sulcis, è partito ieri notte dal porto industriale di Olbia a bordo di una nave Moby con destinazione Arabia Saudita. Tre tir anonimi, ma con una scorta di camionette di carabinieri e vigili del fuoco a proteggere il carico esplosivo hanno attraversato tutta la Sardegna, per caricare su una nave cargo della Moby oltre mille bombe destinate all’Arabia Saudita».





Secondo le fonti citate da un altro politico sardo, il senatore Roberto Cotti, il pericoloso carico sarebbe poi salpato per Genova, e quindi imbarcato verso l’Egitto per finire appunto a Jedda. «I tre mezzi sono giunti al porto di Piombino alle 7 del mattino e potrebbero aver incrociato centinaia di pendolari e turisti da e per l’ Elba», scriveva il sito Le corvette dell’Elba che prende il nome beneaugurale da una delle poche esperienze di riconversione dal militare al civile: nel dopoguerra, navi da guerra canadesi furono riadattate per il servizio passeggeri sulle rotte dell’Arcipelago toscano.

L’operazione «mille bombe» sembrava destinata a rimanere sotto il tappeto, ma alcuni attivisti elbani hanno scritto all’armatore per protestare, ripresi da un giornale di Portoferraio. Nel frattempo la testata giornalistica online L’Antidiplomatico chiedeva spiegazioni direttamente all’ufficio stampa della Moby.


E finalmente il 3 luglio il gruppo Onorato Armatori si è visto costretto a precisare in un comunicato (ripreso da Adnkronos) che il trasporto sulla nave merci Giuseppe Sa «è stato effettuato su precisa richiesta del Ministero della Difesa, e nel pieno rispetto di tutte le normative vigenti in materia di sicurezza». Sarebbe doverosa una precisazione del ministero in questione. A suo tempo la ministra Roberta Pinotti disse che «I Saud non sono soggetti a sanzioni» e che «Non sono armi italiane, è solo un transito»; e infine: «L’Italia non vende armi ai Saud».

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