11 miliardi di euro. Questo abbiamo già pagato per “l’integrazione europea” dell’Ucraina

di Eugenio Cipolla

Giornata densa di impegni quella che ha visto oggi protagonista Petro Poroshenko. Il presidente ucraino, in mattinata, ha ricevuto nella sua Kiev il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker per un vertice Ue-Ucraina sugli ultimi sviluppi dell’accordo di assocazione tra l’ex repubblica sovietica e Bruxelles. Il presidente ucraino ha ancora una volta ribadito che l’obiettivo del proprio paese, nel medio-lungo periodo, è quello di arrivare a una completa integrazione con l’Unione Europea. Nella conferenza stampa successiva al vertice, Poroshenko ha svelato l’intenzione dell’Ucraina di «aderire in futuro all’unione doganale con l’Unione Europea e all’integrazione nello spazio Schengen, diventando parte del mercato europeo. Per noi è un potente incentivo per la realizzazione di nuove riforme nel settore economico e sociale, così per la crescita del nostro commercio e degli investimenti». Per il leader ucraino «è importante valutare le nostre intenzioni, nel momento in cui l’Ucraina sarà pronta a far parte di questo ambizioso progetto».



Parole importanti quelle di Poroshenko, che hanno ricevuto il sostegno di Tusk. «L’Unione europea – ha detto l’ex presidente polacco – riconosce le aspirazioni europee dell’Ucraina e ha accolto con favore la sua scelta europea». Il presidente del Consiglio europeo ha lanciato anche una frecciatina alla Russia, assicurando che nessun «nemico esterno» può sconfiggere gli ucraini, i quali possono essere sconfitti solo da loro stessi. «E’ importante mantenere l’unità del paese a tutti i costi ed evitare conflitti interni», ha chiosato Tusk.


La presenza di Tusk e Juncker, assieme a una nutrita delegazione di Commissari Ue, come Mogherini e Dombrovskis, è ritenuta da molti un assist per l’immagine di Petro Poroshenko, che fuori dai palazzi del potere deve fare i conti con un popolo sempre più deluso e affamato. Per l’Ue, invece, è un ulteriore passo verso la definitiva perdita di influenza della Russia nella regione e un avanzamento strategico in chiave geopolitica. Ma, come tutto nella vita, nulla è gratis e il sostegno che l’Ue sta offrendo all’Ucraina, non solo in termini di immagini, soprattutto in termini economici, lo stanno pagando i cittadini dell’Ue, al cui bilancio vengono sottratte risorse preziose.


Mentre Juncker, Tusk e Poroshenko sfilavano davanti ai giornalisti, infatti, in un’altra stanza il premier ucraino, Volodymyr Groisman, e il Commissario Ue per il dialogo sociale, la stabilità finanziaria e il mercato unico dei capitali, Valdis Dombrovskis, ha concordato l’ennesimo prestito europeo dell’Ucraina, che verrà emesso a determinate condizioni (ossia la realizzazione di altre riforme volute dall’Ue) entro il mese di dicembre. Si tratta di 600 milioni di euro, terza tranche di un prestito di assistenza macrofinanziaria di 1,8 miliardi, che si andranno ad aggiungere al conto sostanzioso del sostegno europeo all’Ucraina. «Dovete lavorare sodo per soddisfare le condizioni per l’ottenimento della terza quota di assistenza macrofinanziaria», ha detto Dombrovskis rivolgendosi al governo ucraino. «Non c’è molto tempo, bisognerà finire tutto entra la metà di novembre perché ci sono complesse procedure interne all’UE da risolvere».


L’Unione europea, dunque, si conferma uno dei più grandi creditori e donatori dell’Ucraina. In totale, tra donazioni stanziati, prestiti erogati e progetti in corso, Bruxelles si è impegnata a fornire assistenza finanziaria all’Ucraina per un totale di 11 miliardi di euro. Nel dettaglio il conto comprende 1,6 miliardi di prestiti, 1,4 miliardi di sovvenzioni, 5 miliardi di euro da parte della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, 3 miliardi di euro da parte della Banca europea per gli investimenti. Soldi che possono sembrare una piccolezza rispetto all’enorme bilancio europeo, ma che sono stati utilizzati per comprare il consenso ucraino nel momento stesso in cui a paesi membri dell’Ue, come la Grecia, sono stati chiesti sacrifici immensi. Tagli lacrime e sangue che ovviamente si sono riversati sui cittadini.

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