Rai, è solo fiction o propaganda politica? Un'"operazione culturale" sfuggita a molti...


di Mauro Gemma*

In queste settimane mi è capitato di vedere alcuni serial che RAI3 ha proposto in prima serata, con l'evidente intento di ravvivare la campagna di demonizzazione dell'esperimento di costruzione di una democrazia popolare avviata verso il socialismo, rappresentato dalla Repubblica Democratica Tedesca.

Tutti gli ingredienti della propaganda più dozzinale (quella che è stata ampiamente assimilata nelle file del PD, il partito che più è rappresentato nella terza rete nazionale, ma anche dalle schegge che dal PD sono uscite “da sinistra” che di questi luoghi comuni sono ampiamente imbevute) sono stati messi in campo, approfittando di tutto l'armamentario messo a disposizione da registi compiacenti verso i padroni della Germania di oggi che hanno fatto scempio della più elementare verità storica.

Ne abbiamo viste di tutti i colori. Dai militanti della SED descritti in modo caricaturale come spie, crudeli sbirri, burocrati ignoranti e, nel migliore del caso, ingenui idealisti in procinto di pentirsi delle proprie convinzioni, fino a una gioventù rovinata dalla costrizione a una pratica sportiva a base di dopaggi per tenere alta la bandiera di uno stato totalitario (dimenticando che in RDT i risultati nel nuoto e in altre discipline sono stati raggiunti essenzialmente in virtù della fitta rete di strutture sportive messe al servizio delle nuove generazioni). Ovviamente nessuna parola sulle grandi conquiste sociali ottenute nel quarantennio di quella esperienza e neppure nessuna spiegazione del perché, nelle prime elezioni svoltesi dopo l'annessione della DDR, la lista degli eredi dei comunisti abbia stravinto a Berlino Est (e certo non per i trasformismi di Gregor Gysi).

In uno di questi sceneggiati, in nome della “sacralità” della proprietà privata si è arrivati persino al punto di descrivere come perseguitata la casta militarista degli junker proprietari di enormi latifondi, come se la riforma agraria, in linea di principio, sia un delitto da condannare con le pene più severe.

E non è mancata neppure la demonizzazione di coloro che, nella parte ovest della Germania, hanno guardato con simpatia all'edificazione di una nuova società nella RDT. In uno dei due sceneggiati si evince che costoro (i militanti del Partito Comunista Tedesco?) possono essere solo delle spie “al servizio del nemico” o, a voler essere buoni, dei pericolosi sbandati. Il tutto probabilmente per giustificare le discriminazioni anticomuniste (e le riabilitazioni dei nazisti) accompagnate da misure che hanno messo ai margini della società e della legge i comunisti e che sono, per chi non se ne fosse ancora accorto, tuttora in vigore.

E' vero. In Germania Est il processo di edificazione socialista si è interrotto (e certo le responsabilità di chi l'ha diretta sono pesanti). Ma questo non giustifica il persistere di una campagna che rimanda a quelle che, in altri periodi della storia, si sono scatenate contro tutte le esperienze che hanno cercato di “dare l'assalto al cielo” in nome dei principi di uguaglianza e giustizia sociale. E che gente di “sinistra” (spesso comunisti pentiti) si presti a questo gioco, simile a quello di chi per decenni aveva diffuso la leggenda di Robespierre “bevitore di sangue”, è uno spettacolo che definire indecoroso è solo un complimento.

E devo dire che sono rimasto un po' sorpreso del fatto che questa indecente "operazione culturale" non abbia ricevuto la dovuta attenzione critica nella rete.

*Direttore di Marx21

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