L'Alto Commissario per i Diritti Umani dell'ONU? Un esperto in 'interventi umanitari'



di Fabrizio Verde

Un rapporto prodotto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani accusa il Venezuela di “estesi» abusi commessi dalle proprie forze di sicurezza tra aprile e luglio, nella repressione dell’ondata di violenza scatenata dall’opposizione golpista con l’intento di rovesciare il legittimo governo socialista guidato da Nicolas Maduro.

Il governo venezuelano ha immediatamente respinto questo rapporto definendolo «infondato» e «manipolato».

«Una patetica dimostrazione del fatto che questo ufficio e, in particolare, l’Alto Commissario Zeid Ra'ad Al Hussein, hanno deciso di far saltare la democrazia partecipativa e ‘protagonica’ che esiste in Venezuela», si legge in un comunicato diramato da Jorge Valero, ambasciatore venezuelano presso l’ONU a Ginevra.

L’iniziativa dell’organismo internazionale ha trovato la forte condanna anche di Delcy Rodriguez, presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente del Venezuela, che denuncia: «L’Alto Commissariato costruisce un falso positivo in Venezuela per giustificare l’intervento imperiale. Il nostro paese può dare lezioni in merito ai diritti umani».

Seguita dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza: «L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani accusa senza alcun fondamento il mio paese. Si tratta di un organo politicizzato che lancia accuse senza alcun rigore metodologico e mente. Esigiamo che cessi l’aggressione contro il Venezuela».

Chi dirige l’organismo internazionale «politicizzato»?

Alla testa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani troviamo un esperto di interventismo, sempre al servizio dei soliti noti: il principe giordano Zeid Ra'ad Al Hussein. L’uomo che ha assunto l’onere di tornare a mettere il Venezuela sul banco degli imputati quando sono tutte miseramente fallite le precedenti strategie. Ultime le mosse intraprese da Almagro in seno all’Organizzazione degli Stati Americani.

Zeid Ra'ad Al Hussein è un esponente della dinastia hashemita che governa il Regno di Giordania. Educato nelle più esclusive università europee, ha già ricoperto il ruolo di ambasciatore per il suo paese in Messico, Stati Uniti e ONU. La sua collocazione alla testa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani dell’ONU è una celebrazione per le élite occidentali, visti i suoi intensi legami con Washington. Come ricorda il portale Mision Verdad.

Nel suo curriculum troviamo la partecipazione attiva a diversi interventi poi culminati in disastri umanitari. Gli anni 90’ lo vedono protagonista nello scenario di guerra dell’ex Jugoslavia come capo della diplomazia di UNPROFOR, Forza di Protezione delle Nazioni Unite, entità che fungeva da agenzia militare alleata della NATO, ufficialmente impegnata per «l’assistenza umanitaria», il «soccorso delle vittime» e la creazione di «zone di sicurezza», in aeroporti e zone di frontiera.

L’uomo perfetto, dunque, per gestire un’eventuale intervento straniero in Venezuela mascherato da aiuti umanitari. A ricordarcelo è il sempre preci Mision Verdad. A tal proposito, il principe giordano, ha esperienza nel montaggio di scenari di intervento alla frontiera. E sappiamo bene che il Venezuela ha una frontiera caldissima con la Colombia, dove sono tra l’altro presenti in maniera massiccia forze paramilitari e soldati statunitensi.

Inoltre, MIsion Verdad ricorda che Zeid Ra'ad Al Hussein è stato rappresentante del Consiglio di Sicurezza per guidare l’ultimo lasso di interventi umanitari dell’ONU in Liberia e Repubblica Democratica del Congo: due nazioni africane segnate da guerre mercenarie per oltre un decennio. Il principe giordano ebbe il compito di legittimare a livello internazionale le sanzioni finanziarie imposte dagli Stati Uniti e dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU come «unica forma valida affinché gli Stati falliti possano uscire dalla loro condizione».

Sono affidabili le fonti su cui si basa il rapporto?

Viste le premesse, possiamo fidarci del già citato rapporto? La risposta è no. Come denunciato dai dirigenti venezuelani si tratta di una palese strumentalizzazione dei diritti umani a fini politici. I dati truffaldini presenti nel rapporto provengono infatti da organizzazioni non governative venezuelane come Provea e Foro Penal, finanziate da agenzie statunitensi come NED e USAID al fine di destabilizzare il governo venezuelano. Oltre che da media di opposizione i quali sono soliti sovvertire la realtà a fini politici e ‘investigazioni’ condotte dalla ‘vecchia’ Procura Generale diretta dalla latitante Luisa Ortega, che ha insabbiato diverse situazioni al fine di provocare danno al governo bolivariano.

Zeid Ra'ad Al Hussein definisce «politica repressiva» l’azione intrapresa dal governo per contenere il tentativo di rivoluzione colorata e insurrezione armata portata avanti dall’opposizione golpista venezuelana per oltre quattro mesi.

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