«I rossobruni non esistono: sono un'invenzione del neocapitalismo per impedire qualsiasi alternativa a sé stesso»



di Francesco Ersparmer*

Ogni tanto vengo accusato di essere un rossobruno. Non so bene cosa significhi perché l'insulto (suppongo che nelle intenzioni di chi lo usa sia tale) è sempre secco, ossia non conclude o accompagna un ragionamento sulla mia presunta ideologia. Dai contesti mi pare però di capire che il riferimento sia da un lato ai rossi, ossia i comunisti non pentiti (e politically incorrect, quelli che privilegiavano la dimensione collettiva sull'individualismo e il pubblico sul privato), e dall'altro ai bruni, i nazisti, e anche qui la frangia più populista, le SA.

Retorica vecchia, da democristiani. Che la teoria degli opposti estremismi cominciarono a farla circolare ai tempi del tentativo di De Gasperi di imporre la legge truffa, alla quale oltre al PCI e al PSI si oppose anche il MSI. E che la ripresero e amplificarono negli anni sessanta e settanta per fronteggiare le proteste operaie e studentesche e fermare le richieste di maggiore eguaglianza e giustizia. Contro la minaccia a tenaglia di comunisti e fascisti, disse Montanelli (che fino al 1943 era stato un fascista convinto e volontario in Etiopia), occorreva turarsi il naso e aggrapparsi al centro, non importa cosa facesse.

I rossobruni non esistono: sono un'invenzione del neocapitalismo per impedire qualsiasi alternativa a sé stesso, in sostanza per trasformare la democrazia in un rito di conferma della classe dirigente più corrotta, arrogante e incapace della Storia accampando la scusa che gli altri siano peggiori o perlomeno uguali. La gente non ci crede più e infatti sempre di più vota per la destra sociale. In Germania i bruni dell'ADF sono triplicati e sono adesso il terzo partito; per forza, visto che di rossi non se ne vedono e la sinistra si limita a contrastare il fascismo (anzi, la memoria storica del fascismo) e tutt'al più a sostenere i diritti dei migranti illegali, lasciando alla destra il monopolio della difesa dello Stato e della resistenza contro le multinazionali.

Non sono bruno, neanche un po'; sono rosso e basta e in quanto tale antiglobalista e antiliberista.

*post Facebook del 24 settembre 2017

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