Il Partito comunista spagnolo: "Contro il taglio di libertà in Catalogna, un appello a tutte le forze progressiste di Spagna"

da pce.es

Traduzione di Marx21.it


Ricercare una via di uscita all'attuale situazione che vada a beneficio della classe lavoratrice e degli strati popolari


Stiamo assistendo a un pericoloso dialogo tra sordi tra un presidente della Generalitat che è determinato a dare legittimità, dal suo punto di vista, al Referendum del 1° ottobre per proclamare legalmente l'indipendenza della Catalogna e un presidente del governo centrale che è determinato a mantenere la sua politica repressiva e autoritaria, ignorando la richiesta della grande maggioranza del Popolo della Catalogna di potere decidere liberamente e democraticamente il proprio futuro. Questa dinamica sta contribuendo ad approfondire la frattura sociale e facilita il risorgere della destra più estrema a cui – lo ricordiamo – ha contribuito anche l'intervento del Monarca che si è posizionato chiaramente a fianco dell'uscita autoritaria e repressiva dal conflitto.




In questo momento, il Partito Comunista di Spagna (PCE) ritiene che le forze progressiste e di sinistra abbiano l'obbligo di impegnarsi e lottare per un'uscita dall'attuale situazione che vada a beneficio della classe lavoratrice e degli strati popolari della Catalogna e del resto dello Stato Spagnolo e, in questo senso, pensiamo che occorra spingere perché entrambi i presidenti riconoscano la realtà.


E ciò significa che il presidente Puigdemont riconosca che il 1°ottobre ha rappresentato un'importante mobilitazione – che è stata repressa dal Governo del Partito Popolare, il che ha meritato la nostra condanna e la richiesta delle responsabilità a tutti i livelli -, ma che non può legittimare la Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza (DUI) come se il referendum si fosse celebrato in condizioni di normalità.


E significa che il presidente Rajoy interrompa la repressione, la smetta di utilizzare la Procura come braccio armato del Governo per promuovere l'imprigionamento di dirigenti sociali e ammetta che è necessario cambiare il quadro costituzionale per dare risposta alla necessità di garantire per legge diritti sociali, democratici e permettere che i diversi popoli dello Stato Spagnolo possano decidere liberamente e democraticamente il proprio futuro.


Il PCE riafferma che l'uscita da questa situazione non può essere né il Referendum del 1°ottobre, né l'applicazione dell'art. 155 della Costituzione Spagnola (CE), e dal momento che constatiamo che nella lettera del presidente Puigdemont non si afferma che è applicata la DUI, pensiamo che non abbia più senso di esistere la provocazione di un Governo che non vuole risolvere questa realtà mediante il dialogo e il negoziato, ma intende utilizzare questa situazione per proseguire nella pratica repressiva che mantiene sotto processo centinaia di sindacalisti e attivisti sociali.





In tal senso, intendiamo richiamare l'attenzione delle forze politiche che appoggiano questa decisione del Governo, perché tengano conto del fatto che stanno permettendo che si consolidino le politiche conservatrici, reazionarie e autoritarie, di taglio delle libertà che oggi si applicano in Catalogna e domani si applicheranno nel resto dello Stato anche contro coloro che oggi stanno appoggiando il Governo del PP, come già è accaduto con il PdeCat (ex CIU), che aveva approvato con il PSOE la legislazione contro la sedizione che oggi viene applicata contro i detenuti, per i quali ribadiamo la richiesta di liberazione.

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