Gli Usa danno per scontata una nuova ripresa delle operazioni belliche nel Donbass



di Fabrizio Poggi

(articolo esce in contemporanea su Contropiano e AntiDiplomatico)




Le coincidenze si danno quasi solo nei film. Dunque, è quantomeno forzato parlare di “casualità” a proposito del pressoché completo sincronismo, la scorsa settimana, tra preparazione dell'ennesima offensiva ucraina contro le repubbliche del Donbass e avvenimenti ai vertici della LNR.

Il fallimento dell'attacco delle forze di Kiev nel settore del saliente di Svetlodarsk, che avrebbe dovuto interessare sia LNR (a partire dal villaggio di Frunze), sia DNR, con Gorlovka, può dirsi integrale. Totale, anche se non certo definitivo: come interpretare altrimenti le parole del rappresentante speciale USA per l'Ucraina, Kut Volker (nella foto), che dà quasi per scontata una ripresa delle operazioni belliche nel Donbass? O quelle del Ministro della difesa ucraino, Stepan Poltorak che, al termine della ricognizione nell'area del fronte, dove ha accompagnato alcuni “ospiti” militari yankee, si è vantato del “pieno controllo” della situazione nella regione?

I pochi giorni di incertezza, la scorsa settimana, ai vertici della Repubblica popolare di Lugansk, avevano forse tratto in inganno lo Stato maggiore di Kiev e instillato nei comandi un eccessivo ottimismo, anche sulle potenzialità dei loro agenti dietro le linee. Nel giro di qualche giorno, invece, la situazione politica nella LNR sembra essersi chiarita e, d'altra parte, come il fronte ha dimostrato, le milizie sul campo non parevano averne assolutamente risentito.

Quello che fino a pochi giorni fa era il leader (non si può dire “indiscusso”: sembra che non sia mai riuscito a conquistare grossa popolarità) della LNR, Igor Plotnitskij, dopo il conflitto che lo ha visto opposto al Ministro degli Interni, Igor Kornet e un breve viaggio a Mosca – si dice, in cerca di appoggio, che però il Cremlino non gli avrebbe accordato – è stato nominato plenipotenziario della LNR per gli accordi di Minsk. Dimessosi da capo della Repubblica “per motivi di salute, a causa anche dei postumi di numerose ferite riportate in combattimento o in attentati”, il suo ruolo è ora temporaneamente svolto dal Ministro per la sicurezza nazionale Leonid Pase?nik.


Che ai massimi livelli della Repubblica, anche nell'entourage dello stesso apparto presidenziale e alla direzione del canale televisivo nazionale, figurassero persone a diverso titolo in contatto con l'intelligence ucraina, sembra un fatto ormai assodato. Tutti da indagare, invece, alcuni episodi della storia recente della LNR, con omicidi-suicidi sinora non completamente chiariti di comandanti di campo delle milizie, o ex Ministri ridotti fisicamente al silenzio, la cui visione, pare ora di capire, non coincideva – politicamente, amministrativamente e anche militarmente - con le linee tracciate da Plotnitskij. Domande, comunque, cui per il momento sarebbe assurdo tentare di dare risposte certe.

Di sicuro, si può forse dire che la visione manifestata da diversi leader delle milizie, di una lotta contro l'occupazione neonazista ucraina inquadrata in una prospettiva socialista, non fosse tra quelle maggiormente accolte ai vertici della LNR. O, comunque, è doveroso a questo punto chiedersi quanto spazio fosse stato lasciato agli agenti ucraini: per colpa di chi e con la connivenza di chi. E' doveroso chiedersi quali compiti si siano divisi, all'interno delle Repubbliche popolari, i sabotatori veri e propri, con compiti di diversione militare e le quinte colonne a libro paga di Kiev.


Una questione, questa, sollevata ora anche da Eduard Limonov che, su Svobodnaja Pressa, scrive sarcasticamente dei sabotatori ucraini che “scorrazzavano per la LNR come a casa loro”, tanto da compiere indisturbati numerosi attentati contro i comandanti delle milizie. Era accaduto lo stesso in Transnistria, ventisette anni fa: i sabotatori erano moldavi, scrive Limonov.

Da parte sua, l'ex speaker del Consiglio del popolo della LNR, Aleksej Karjakin – anche di lui, si scrive che un anno fa sia stato costretto a fuggire a Rostov sul Don, dopo le accuse di “golpe” con cui la Procura generale tendeva a eliminare gli elementi ostili alla congiura pro-ucraina – che pure non è mai stato tenero nei confronti di Plotnitskij e ha da subito solidarizzato con Kornet, è comunque propenso a difendere l'ex presidente, accusando piuttosto il suo entourage di intelligenza col nemico. Così, a capo dell'apparto presidenziale, Irina Tejtsman, ex membro del Partito delle Regioni all'epoca di Viktor Janukovi?, avrebbe svolto un ruolo significativo quale “opinion leader” pro-ucraino e la direttrice del canale televisivo nazionale, Anastasija Shurkaevaja, stretta confidente della Tejtsman, sarebbe stata implicata nei fatti legati al “golpe” di un anno fa, che poi sarebbe stato un “autogolpe”.

Si fa anche il nome del capo del servizio di sicurezza governativo, Evgenij Seliverstov. Il tutto, a parere di Karjakin, aggirando bellamente o tenendo sotto ricatto Igor Plotnitskij e nella prospettiva di un ritorno della LNR nel contesto dell'Ucraina. A questo proposito e dopo gli ultimi avvenimenti, appaiono un po' più che semplicemente sibilline anche le dichiarazioni rilasciate un paio di settimane fa dal facente funzioni di Ministro degli esteri ai negoziati di Minsk, Vladislav Dejnego, secondo cui la LNR, per venire incontro a Kiev, potrebbe esser disposta a cambiare denominazione alla Repubblica e addirittura a tornare nella compagine statale ucraina. Dichiarazione, allora categoricamente smentita da Igor Plotnitskij. Ma, in tale quadro, c'è forse poco da aspettarsi anche dall'ennesimo round dei colloqui di Minsk, fissato per domani: l'unica novità, potrebbe essere quella di una comparsa, a fianco di Dejnego, dello stesso Plotnitskij.


Insomma, Igor Venediktovic: che ruolo avete svolto in tutto questo tempo? Se siete stato raggirato per tanti mesi, onore a voi che vi siete dimesso, a differenza di ministri nostrani i quali, circondati dalle Tejtsmanoj e Shurkaevoj de noantri, non fanno una piega. Se invece c'è qualcosa di più, non possiamo che auguraci che le milizie vengano a capo dei nazisti di Kiev, dopo di che se la vedranno fino in fondo coi Quisling di Lugansk.

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