Perché non c'è nulla di giornalistico nel servizio delle Iene sulla Palestina

Chi da bambino non ha sognato di vivere in un mondo senza regole e senza genitori, dove ti mettevi il cinturone con le pistole da cow-boy e andavi in giro a sparare agli altri cow-boy (o agli indiani, se eri un po’ più stronzo)?

Antonino Monteleone, ex "spalla" di Fromigli e oggi una "Iena", era sicuramente dei nostri.


Solo che noi poi siamo cresciuti, lui un pochino meno.


Di recente, il bambino cresciuto ma non troppo è stato mandato in Palestina, a “passare del tempo sia in compagnia di una famiglia palestinese che di una che abita nelle colonie per capire perché da 70 anni va avanti un conflitto che sembra senza fine”, spiegano Le Iene sulla loro pagina Facebook.


Ora, senza voler giudicare, ma se pensiamo a tutti gli storici, politologi, filosofi che hanno letto, studiato, analizzato e scritto sul conflitto israelo-palestinese quando bastava una settimana di villeggiatura stile EF: “soggiorna presso una vera famiglia inglese, impara la lingua e scopri quanto mangiano male”…


Ma non divaghiamo.


Antonino Monteleone parte e approda in quel di Halamish, colonia israeliana illegalmente occupata persino secondo Wikipedia.


“Che vuol dire sionista? Che cos’è il sionismo?” risponde il nostro Antonino a un’interlocutrice su FB. “Che cosa c’è in un nome?” chiedeva Giulietta a Romeo. “Ciò che noi chiamiamo con il nome di sionista, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”.


Il dolce profumo del sionismo ha inebriato Antonino al punto che la vista di un colono con un mitragliatore a tracolla gli strappa una risatina divertita mentre dice “qua vanno con l’artiglieria pesante”; la stessa risatina gli illumina il viso quando il suo amico Boaz gli consegna una mappa “senza Palestina”.


Naturalmente, la risatina si offre sempre a una doppia interpretazione: sta ridendo di loro, o con loro?


Lasciamo aperta la domanda.


Antonino torna a casa tutto contento della sua vacanza con la EF.


E di cose ne ha imparate, non è che mamma ha speso i soldi per niente:


ha imparato che sulla questione di Gerusalemme l’ONU non si è mai espressa


ha imparato che la colonia di Halamish “è sempre stata vista come illegittima dai palestinesi come Bilal”


ha imparato che le vite di ventidue palestinesi valgono meno di quelle di tre israeliani (per l’esattezza: 11 secondi di video le prime, 1 minuto e 19 secondi le seconde)


e su FB si scopre che ha imparato persino che “per il Governo Palestinese se ammazzi un israeliano diventi un impiegato statale” (pure le leggende urbane ha imparato, per dire quanto è entrato in confidenza con la famiglia ospitante).

Ha imparato anche che “i rapporti di vicinato” sembrerebbero ottimi, che un tempo nascevano perfino delle amicizie, che una famiglia israeliana aveva “portato” una famiglia palestinese a Tel Aviv a vedere il mare. Insomma, a un certo punto pare proprio inspiegabile questa ostilità reciproca.


A quel certo punto chiunque avrebbe detto: ok, il problema non è nelle persone, quindi deve essere da qualche altra parte.


E cercando l’origine del problema avrebbe forse riflettuto sul fatto che i palestinesi non possono andare al mare. O sulla differenza tra violenza dell’esercito e violenza privata. O sulla libertà dei coloni di girare con un mitra in spalla mentre dall’altra parte i palestinesi respirano i miasmi della skunk water spruzzata dalle autorità israeliane sulle loro case.


Se proprio uno se la fosse presa a cuore magari avrebbe fatto un paio di ricerche su Google e avrebbe scoperto che ci sono diverse risoluzioni dell’ONU che denunciano l’occupazione di Gerusalemme Est e che la colonia di Halamish non è vista come illegittima solo dai palestinesi, ma anche da tutta la comunità internazionale, in base alla Quarta convenzione di Ginevra.

Non sono dettagli: se uno vuol capire, ci arriva.

Antonino no. Antonino in Israele ha ritrovato la spensieratezza dell’infanzia, quando si poteva sparare agli indiani, ed è tornato pieno di battaglieri entusiasmi e di disprezzo per le regole degli adulti.


Così sulla sua pagina FB ribadisce che l’ONU non si è mai pronunciata sulla questione di Gerusalemme e poi che “C’è stata una guerra nel 1967. Ha vinto Israele che ha conquistato dei territori”. Al "colono" Antonino Monteleone del fatto che lo statuto dell’ONU dal 1945 stabilisca che non si possono acquisire territori con l’uso della forza non gliene potrebbe fregar di meno. “La cosidetta ‘legge internazionale’” dice su FB “è né più, né meno che politica”.


Immaginiamocelo. Lucignolo che gli dice: andiamo a giocare alla guerra. Antonino con il suo vestitino di carta che obietta: ma no, la maestra ha detto che… E Lucignolo: ma dai, è solo politica.

Ma al ritorno dal paese dei balocchi, arriva il momento di fare i compiti e montare il servizio.

Antonino mordicchia la matita, disperato. Ha giusto parlato con 6 persone, forse non era abbastanza, pensa. Cerca una via di fuga: alla fine siamo una trasmissione di intrattenimento, dai ci sta che non approfondiamo troppo, che non allarghiamo troppo, insomma che non sappiamo troppo, che non abbiamo capito tutto, che non…


E a un tratto, l’ideona: bando alla storia, la questione israelo-palestinese formato lite di condominio. Antonino decide di cancellare o trascurare sistematicamente per tutto il servizio ogni dettaglio significativo che possa riportare alle vere cause del conflitto.


Al punto che alla fine del video non sa più come uscirne. Come concludo? Come si risolve questa situazione? Come faccio a trovare la soluzione a un problema di cui ho evitato per 14 minuti di identificare l’origine?

Ogni eroe che si rispetti ha un mentore, che compare nei momenti di difficoltà e lo aiuta a risolverli. Ed ecco materializzarsi nella stanzetta del nostro una figura di un’ambiguità entusiasmante: ex capo dello Shin Bet e della marina militare israeliana, Amihai Ayalon all’età della pensione ha abbracciato la causa della sinistra liberale israeliana. (Ma non prima di aver insignito del grado di comandante onorario di un’unità della marina l’italiano Fiorenzo Capriotti, fascista convinto e dirigente dell’MSI, per aver insegnato nel ‘48 all’esercito israeliano le tecniche della X MAS. Che bello vedere ostilità ancora fresche stemperare in reciproco affetto. Già nel ‘48 gli israeliani avevano perdonato ai fascisti le leggi razziali, quando si dice non portare rancore.)


Ad ogni modo, l’angelo sceso a guidare il nostro eroe, gli detta il compito. Scrivi, gli dice, per risolvere il conflitto bisogna:

smettere di costruire colonie a est del muro,


smettere di costruire colonie a Gerusalemme Est

riportare i coloni nei territori del ‘67

lasciare alle autorità palestinesi il controllo sui quartieri arabi di Gerusalemme

sottoporre Gerusalemme a un “regime speciale”.

Che belle idee che ha Ami, pensa Antonino, in silenziosa ammirazione.

«Antonino, vieni qui» lo chiama la maestra il giorno dopo la consegna del compito. Sul suo foglio c’è un bel 3 tondo, e di fianco: COPIATO.

Antonino arrossisce. Come ha fatto la maestra a sapere che il compito gliel’ha suggerito Ayalon? Chi ha fatto la spia?

Si sta ancora scervellando quando la maestra gli apre davanti un libro di storia.

«Leggi qui Antonino» dice tirandogli una sberla dietro l’orecchio.

E Antonino legge:

Risoluzione ONU 242, Ritiro delle forze armate israeliane dai territori occupati nel conflitto del 1967.

«E poi qui» altra sberla dietro l’orecchio:

Risoluzione ONU 181, La città di Gerusalemme resterà un corpus separatum retto da un regime speciale internazionale e amministrato dall’Onu.

Antonino non l’aveva mica capito che i sionisti più furbi non vanno in giro con il mitra, vanno in giro con le risoluzioni dell’ONU. Ma un giorno diventerà grande e imparerà anche questo. Diamo tempo al tempo.

Roberta Rivolta

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