LA RUSSIA INVITA UFFICIALMENTE L’EGITTO AI COLLOQUI DI PACE SULLA SIRIA


Il governo egiziano ha ricevuto un invito ufficiale da parte del governo russo per partecipare ai colloqui di pace che si terranno nella località di Sochi a fine gennaio 2018.
Lo ha comunicato il portavoce del Ministro degli esteri egiziano Ahmed Abu Zeid.

I colloqui serviranno a stabilire nuovi equilibri per il Paese, soprattutto dopo il duro attacco turco in terra siriana che ha avuto luogo domenica 21 gennaio 2018 e che ha fatto diverse vittime tra la popolazione siriano-curda, con lo sconfinamento di aerei e tank turchi.

Non è chiaro se questo comportamento di Erdogan, che passa da sostenitore del processo di pace, seppure riluttante, a parte in causa nella lotta contro il governo di Damasco, abbia a che fare con la strategia americana di stabilire basi militari statunitensi permanenti nel nord della Siria, con finalità anti-iraniane, sebbene l’Iran sia ben lontana dalla zona.

L’invito al governo egiziano è giunto dopo che Il Cairo ha manifestato viva preoccupazione per la situazione in Siria, con il prolungarsi dei danni arrecati alla popolazione.

"L'Egitto appoggia e sostiene gli attuali negoziati sponsorizzati dalle Nazioni Unite a Ginevra poiché ritiene fondamentale percorrere la via politica come unica soluzione per poter porre fine alla crisi in Siria", ha detto il portavoce Abu Zeid.


L'Egitto ha già svolto un ruolo-chiave nelle negoziazioni sulla crisi siriana.

Nel luglio 2017 il movimento di opposizione "Al-Ghad" (‘Domani’) ha firmato un accordo di cessate-il-fuoco nella zona del Ghouta orientale con il governo di Damasco. L'accordo è stato sottoscritto proprio grazie alla mediazione dell’Egitto.

La firma era avvenuta dopo tre giorni di negoziati, alla presenza di rappresentanti dell'opposizione siriana, del governo siriano e del Ministero della Difesa russo.

Il movimento “Al Ghad” aveva anche ringraziato il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e il suo governo per la mediazione e gli sforzi intrapresi che avevano permesso lo svolgimento dei colloqui e la firma dell'accordo.

Il 24 giugno 2017 l’incaricato d'affari dell'Ambasciata egiziana a Damasco, Mohamed Tharwat, aveva detto: "Qualsiasi ruolo o aiuti da parte di potenze internazionali per quanto riguarda la negoziazione della crisi siriana sarà ben accolto".

"Riteniamo che la crisi in Siria non si concluderà ma terremo aperto dialogo e comunicazioni", aveva dichiarato Tharwat in colloquio con il quotidiano siriano ‘Al-Watan’. Egli aveva inoltre aggiunto che l'Egitto sosteneva i tentativi di risolvere la crisi attraverso i dialoghi di pace di Ginevra e Astana.

Ahmed Jarba, portavoce di ‘Al Ghad’, aveva dichiarato che la scelta dell’Egitto come mediatore nell’accordo parziale di luglio era dovuta al fatto che “l'Egitto non risultava coinvolto in alcun conflitto tra le parti in causa in Siria, essendo tra i principali sostenitori degli accordi di cessate-il-fuoco e non avendo appoggiato alcuna fazione armata in Siria. In secondo luogo, c’era il fatto che l'Egitto intrattiene buone relazioni con la Russia (co-sponsor degli accordi di pace) e in terzo luogo il ruolo dell'Egitto è limitato alla sola mediazione", aveva detto Jarba.

"In passato avevamo riserve sulla completa assenza di Paesi arabi nei negoziati di pace siriani svoltisi ad Astana. Successivamente abbiamo ritenuto essenziale il ruolo dell'Egitto nei negoziati per Ghouta e Homs, poiché è l'unico Paese arabo che si è reso disponibile a svolgere questo ruolo", aveva detto Jarba.

Successivamente, il 19 settembre 2017, l'Egitto ha ospitato una conferenza con il movimento di opposizione siriano di Jarba con l'obiettivo di raggiungere pace e stabilità non solo in Siria ma nell'intera regione.

Questa volta, però, non si era trattato solo di una breve conferenza-stampa con l’annuncio dei risultati finali dei colloqui, ma si era trattato di una reale possibilità offerta alle tribù siriane di sedersi e parlare insieme alla ricerca di soluzioni politiche per intraprendere una via di pace in Siria.
Il progetto di “pace araba” vedrebbe il coinvolgimento di Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, e prevederebbe il mantenimento al potere di Assad rispettando tutte le componenti della società siriana.

Gli sviluppi però, a prescindere dalle varie componenti invitate ai colloqui, sembrano essere ben diversi.

G.D.

Fonte: Egypt news

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