Intellettuali africani condannano l'approccio imperialista di Macron

Rendere la Francia di nuovo grande. Parafrasando il famoso slogan coniato da Donald Trump in occasione delle passate presidenziali statunitensi che hanno portato il tycoon ad insediarsi alla Casa Bianca, potremmo definire così le intenzioni di Emmanuel Macron.

Il giovane presidente francese vuole sfruttare il momento di stallo europeo con Angela Merkel impantanata da mesi nella formazione del nuovo governo di coalizione per ricollocare la Francia al centro della scena europea e mondiale.

A questo scopo ha pensato di utilizzare anche la lingua francese, come affermato dallo stesso Macron in occasione del discorso tenuto all’università di Ouagadougou in Burkina Faso. Così Parigi ha intrapreso una ‘crociata’ contro l’utilizzo invasivo e inutile di termini inglesi.

Alain Mabanckou, romanziere congolese salutato come uno dei migliori scrittori del mondo in francese, ha accusato Macron di avere un approccio imperialista, sostenendo che sia ormai indispensabile rivedere l’Organizzazione Internazionale della Francofonia.

«Non è - e non è mai stato - un grande melting pot comune che assicurerebbe libertà culturale e scambi. Oggi è uno degli ultimi strumenti che permettono alla Francia di affermare che può ancora dominare il mondo, avere ancora una presa sulle sue ex colonie», ha dichiarato Mabanckou al quotidiano britannico Guardian.

In risposta al discorso dal sapore neo-imperialista di Macron, lo scrittore congolese Mabanckou ha scritto una lettera aperta in cui afferma il proprio rifiuto a dare sostegno al progetto del presidente francese. Altre figure di spicco, come Achille Mbembe, un filosofo camerunense, hanno deciso di unirsi a Mabanckou per criticare aspramente l’approccio «imperialista» della Francia sulla questione.

«Non si può parlare del mondo di lingua francese se non si pone la questione della democrazia in Africa», ha infine denunciato l’intellettuale congolese.

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