Fake news infinite sulla Siria: immagini di bombardamenti su Gaza e Mosul diffuse come riguardanti Ghouta Est

Un post pubblicato da un attivista statunitense tramite il noto social network Twitter, apparentemente destinato a «sensibilizzare» sulla situazione in Siria, si è rivelato completamente falso. Come spesso accade dall’inizio del conflitto. Il problema è che poi queste notizie inventate vengono acriticamente rilanciate dal circuito mediatico mainstream reti unificate per manipolare l’opinione pubblica internazionale.

L’obiettivo della campagna mediatica è ovviamente quello di ribaltare completamente la realtà. Mettere sul banco degli imputati il presidente siriano Assad e i suoi alleati Russia e Iran che arginano strenuamente il terrorismo internazionale sponsorizzato e foraggiato dalle potenze occidentali.

Il post in questione pubblicato da Sami Sharbek, utente di Cleveland che adesso ha ristretto l’accesso al proprio profilo Twitter, aveva riscosso buon successo con 125000 condivisioni e 154000 likes.

Le immagini sono di forte impatto e documentano tutta la drammaticità di un bombardamento. C’è un padre in lacrime che scappa portando in braccio la propria figlioletta anch’essa in lacrime. Poi un complesso residenziale distrutto da un bombardamento devastante.

Il problema è che le immagini non documentano quanto è in corso a Ghouta Est dove l’esercito siriano e le forze russe stanno operando per liberare la zona dai terroristi asserragliati che utilizzano l’area per bombardare la capitale Damasco, facendosi scudo dei civili residenti.

Le foto, in realtà, sono dell’agenzia Reuters e raccontano di un attacco israeliano al quartiere Tuffah dopo un bombardamento alla parte orientale della città di Gaza, risalente al 2014. E del devastante bombardamento statunitense alla città di Mosul in Iraq. Alcuni osservatori hanno paragonato questo attacco al bombardamento della città di Dresda avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dove la seconda città dell’Iraq fu completamente distrutta con la conseguente morte di un elevato numero di civili. Senza però aver registrato indignazione a livello internazionale e sui grandi media. Proprio l'immagine di maggiore impatto, quella del papà in lacrime con la propria bimba in fuga dal devastante bombardamento, è stata scattata nella città di Mosul.

Poco dopo, Sharbek ha riconosciuto che il post era un falso e si è scusato per l'errore. "Non ero a conoscenza del fatto che le immagini provenissero da Gaza e Mosul", ha scritto. "La mia unica intenzione era di sensibilizzare su quanto avviene nel mio paese".

Non si tratta di una novità purtroppo. Le stesse immagini infatti emersero già al tempo della liberazione di Aleppo. Evidentemente i grandi media hanno preso molto a cuore la causa dei gruppi islamisti che pretendono di abbattere lo Stato laico siriano.

Le più recenti da NOTIZIE BREVI

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa