Caso Skripal, secondo un ex diplomatico britannico c'è la mano del Mossad dietro l'attentato contro l'ex spia doppiogiochista

In relazione all’attentato che ha ridotto in fin di vita l’ex agente russo Segei Skripal e sua figlia Yulia, nella città di Salisbury nella contea del Wiltshire, il governo britannico ha praticamente sin da subito puntato il dito contro Mosca. Il primo ministro conservatore Theresa May e il ministro degli Esteri Boris Johnson ritengono che la Russia sia l’unico mandante. Giustificano questa netta posizione perché l’attentato alla vita dell’ex agente segreto del GRU ma a libro paga dei servizi di intelligence britannici, è stato compiuto avvelenandolo con del gas nervino. Un modus operandi che secondo gli accusatori britannici equivarrebbe a una vera e propria firma di Mosca sull’attentato.

La versione di Londra però non convince affatto l’ex diplomatico britannico Craig Murray, che invita ad approfondire una strada diversa che conduce direttamente a Israele ed al Mossad. Come riporta il giornalista investigativo Nafeez Ahmed su Insurge.

«Israele possiede l’agente nervino - spiega Murray - Israele ha il Mossad che è estremamente abile negli omicidi in territorio straniero. Theresa May ha rivendicato la propensione russa all'assassinio all'estero come motivo specifico per credere che la Russia lo abbia fatto. Beh, il Mossad ha una propensione ancora maggiore all'assassinio all'estero. E mentre mi sto sforzando per trovare un motivo valido per cui la Russia avrebbe dovuto rischiare di danneggiare la sua reputazione internazionale in modo così penoso, Israele ha una chiara motivazione per danneggiare la reputazione russa in modo così profondo. L'azione russa in Siria ha minato la posizione israeliana in Siria e Libano in modo fondamentale, e Israele ha tutti i motivi per danneggiare la posizione internazionale della Russia con un attacco che mira a gettare responsabilità sulla Russia».

Murray inoltre evidenzia come sia improbabile che i russi «abbiano atteso otto anni per colpire, avrebbero potuto aspettare fino alla conclusione della Coppa del Mondo. Così come non abbia alcun senso assassinare improvvisamente una spia liberata attraverso uno scambio di prigionieri e che per ben otto anni ha vissuto a Londra alla luce del sole.

Il giornalista investigativo aggiunge poi che Craig Murray non è un cieco russofilo. Che non si tratta di un uomo mosso da partigianeria verso il governo di Mosca e Vladimir Putin. Anzi, l’ex diplomatico ritiene che i russi abbiano assassinato Litvinenko e che «i servizi di sicurezza russi abbiano effettuato alcuni degli attentati che hanno fornito il pretesto per il brutale assalto alla Cecenia. Credo che l’occupazione russa della Crimea e parte della Georgia sia illegale».

Nel caso Skripal a colpire è la determinazione, la pervicacia, con cui le autorità britanniche si affannano a incolpare la Russia. Senza peraltro fornire alcuna prova a sostegno delle tesi accusatorie. Lanciando accuse che sono smentite finanche dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW secondo l’acronimo inglese). L’agenzia con sede a L’Aia ha infatti certificato che la Russia ha distrutto il proprio arsenale di armi chimiche, agenti nervini compresi. L’OPCW non ha quindi trovato alcuna evidenza indicante che la Russia mantenga una capacità di Novichok attiva. Mentre non si può dire lo stesso per Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele.

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