Le minacce di Mattarella ai partiti sono la disperazione del pensiero unico liberista


di Francesco Erspamer*


La casta deve essere davvero nervosa per fare uscire Mattarella dal suo letargo e indurlo a ipotizzare provvedimenti istituzionali per condizionare l'azione del futuro governo, peraltro ancora inesistente. Proprio lui, che ha taciuto davanti a tutti gli abusi renziani attuati a colpi di voti di fiducia, immancabilmente ottenuta da un parlamento (il medesimo che ha eletto Mattarella) incostituzionale e che dunque avrebbe dovuto sciogliersi, non attribuirsi il mandato di smantellare frettolosamente lo stato sociale, svendere il paese alle multinazionali straniere e tentare di stravolgere la Costituzione.

Senza precedenti e inaccettabile è inoltre che il presidente della repubblica minacci apertamente i partiti che, avendo ottenuto una maggioranza in elezioni avvenute nel rispetto di una legge da lui firmata, stanno discutendo un programma di governo, e questo prima ancora di conoscerne ufficialmente i contenuti ed esprimendo dunque un chiaro pregiudizio; comprensibile in chi (Renzi, Berlusconi) sia stato pesantemente sconfitto dal voto del popolo italiano ma che non è tollerabile nella carica che dovrebbe esprimere, come dice la Costituzione, l'intera nazione.

Dopo venticinque anni di dominio assoluto dei due partiti liberisti, quello berlusconiano e quello piddino, solo adesso Mattarella crede necessario invocare "robusti contropoteri" (sue le parole) per fermare fin dal nascere un governo non perfettamente in linea con il pensiero unico del neocapitalismo. Pensavo che con Napolitano la politica italiana avesse toccato il fondo; mi sbagliavo.

*Professore all'Harvard University. Post Facebook del 12 maggio 2018.

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