Le forze USA sorpassano la NATO alle frontiere russe



di Fabrizio Poggi

Gli Stati Uniti stanno da tempo investendo miliardi di dollari nell'ammodernamento di vecchi aeroporti in alcune delle ex Repubbliche sovietiche e in paesi dell'ex Patto di Varsavia. Secondo l'esperto militare russo Jurij Knutov, gli aerodromi dovrebbero servire a una più diretta massiccia presenza USA, sia in aerei da caccia che da trasporto, in quei paesi che, a parere di Washington, non danno sufficienti garanzie di potenza e preparazione militare. Ma, soprattutto, dovrebbero servire a trascinare Mosca in una nuova corsa agli armamenti, sul modello di quella costata così cara alle casse dell'Unione Sovietica. Due esempi di ammodernamenti sono rappresentati dalla base di Zokniaj, in Lituania e da quella di Ämari, in Estonia; il tutto nel quadro dello spergiuro di George Bush senior secondo cui “la Nato non si sposterà di un pollice verso est”, tra basi, centri di comando della Nato (Force Integration Unit), sistemi radar-missilistici Aegis, pattugliamenti navali congiunti nel mar Nero e dispiegamenti aerei e di truppe a rotazione tra Polonia e Paesi baltici.


Gli ammodernamenti degli aeroporti sarebbero indispensabili perché, secondo The Washington Post, le ultime esercitazioni NATO tra Polonia e Lituania avrebbero dimostrato che, in caso di “aggressione russa” a uno dei paesi del fianco orientale dell'Alleanza atlantica, le forze occidentali potrebbero rimanere semplicemente ingolfate in chilometriche code stradali su carreggiate insufficienti, o si troverebbero a fare i conti con la portata dei ponti o ancora con le diverse norme che regolano i trasporti ferroviari nei vari paesi. “Mentre Mosca potrebbe avere già occupato i Paesi baltici”, si dice, le forze occidentali “sarebbero ancora alle prese con le scartoffie della burocrazia ferroviaria di Germania e Polonia”. L'esempio sarebbe quello dei mezzi corazzati USA, che avrebbero impiegato quasi quattro mesi a tornare dalle manovre in Georgia alle basi di dislocazione permanente in Germania. A detta degli “strateghi” NATO, il punto dolente di un eventuale conflitto con la Russia potrebbe rivelarsi il confine tra Polonia e Lituania: l'annessione da parte di Mosca del cosiddetto “corridoio di Suwalki”, una striscia di terreno lunga un centinaio di km, permetterebbe il passaggio di truppe russe dalla Bielorussia alla regione di Kaliningrad e taglierebbe i Paesi baltici dal grosso delle forze NATO.


E' probabile si sia discusso anche di questo al “Black Sea Intelligence Forum” che, con il tema davvero “originale” della “espansione aggressiva russa”, ha visto riuniti a Kiev i rappresentanti delle intelligence militari di Ucraina, Bulgaria, Georgia, Canada, Moldavia, Romania, USA, Francia e Turchia. A parere dell'osservatore di Vzgljad, Evgenij Krutikov, la pubblicizzazione della riunione sul sito del GRU (l'intelligence militare ucraina) avrebbe avuto scopi fondamentalmente propagandistici.


Ma non pare fuor di luogo notare come negli ultimi tempi si siano fatte più ricorrenti le indiscrezioni sulla (a dir poco) disorganizzazione di quello che Petro Poroshenko si ostina a definire “l'esercito più potente d'Europa”. Se non fanno più notizia le vendite e il contrabbando di armi da parte dell'esercito e dei battaglioni neonazisti ai gruppi malavitosi ucraini e stranieri; se è noto come, praticamente sin dall'inizio dell'aggressione ucraina al Donbass, le milizie popolari ricevessero offerte di vendita di armi, anche pesanti, da parte di reparti ucraini, che poi ne denunciavano “la perdita in combattimento”; se lo stesso Ministero della della difesa golpista, già dopo le prime forti disfatte sul campo dell'esercito ucraino, era stato costretto ad ammettere come sempre più giovani avessero cominciato a sottrarsi per ogni via alla chiamata alle armi; oggi sembrano essere gli stessi reparti di élite a dare forfait. Sono gli stessi media ucraini che scrivono di come sempre più militari rassegnino le dimissioni e di come, di conseguenza, al termine del periodo di rotazione al fronte si vedano compagnie di appena 40 uomini, oppure battaglioni che invece dei normali 400-500 soldati ne contano meno della metà, lungo fronti di 10-11 km. Il sito Zn.ua scrive di come alla base di addestramento dei reparti speciali a Berdicev, su 437 allievi, alla fine del corso ne fossero rimasti 63; di come l'80% dei militari addestrati dagli istruttori USA e canadesi al poligono di Javorov, si sia congedato dalle forze armate e di come nel 2018 l'esempio sia stato seguito da circa il 10% degli ufficiali.


Ora dunque, anche sullo sfondo delle sempre più ostiche relazioni “interoceaniche”, Washington accelera evidentemente la propria “autonomia operativa” dagli ingorghi europei e si posiziona sempre più in prima persona alle frontiere russe.

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