Il tentativo imperiale di eliminare l'anomalia di Internet



di Alessandro Pascale

In tempi recenti Julian Assange, denunciando la natura totalitaria dell'attuale nostra società, ha fatto la seguente affermazione: “La domanda è: che possiamo farci? La risposta è che ci sono un po' di rimedi - possono essere sufficienti o meno, ma sono tutto ciò che abbiamo. Uno è l'educazione politica di massa che ha cominciato a verificarsi su Internet in risposta e che sta continuando. La capacità dei giovani di imparare e adattarsi a ciò che altrimenti sarebbe un sistema diretto verso il totalitarismo elettronico non dovrebbe essere sottovalutata.” (vd F. Chiusi, “L'ultima sfida di Assange: “Il totalitarismo sono i colossi web””, “Repubblica.it”, 22 settembre 2014)

La reazione non si è fatta attendere e l'attacco alla libertà di informazione è ripresa con una violenza inaudita nel silenzio del dibattito pubblico. Segnaliamo a tal riguardo la clamorosa denuncia fatta da Wikipedia, la quale non ha trovato spazio sui media italiani:

“Cara lettrice, caro lettore,

Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l'approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet. Anziché aggiornare le leggi sul diritto d'autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell'informazione, essa minaccia la libertà online e crea ostacoli all'accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere. La proposta ha già incontrato la ferma disapprovazione di oltre 70 studiosi informatici, tra i quali il creatore del web Tim Berners-Lee, 169 accademici, 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e di Wikimedia Foundation. Per questi motivi, la comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell'enciclopedia. Vogliamo poter continuare a offrire un'enciclopedia libera, aperta, collaborativa e con contenuti verificabili. Chiediamo perciò a tutti i deputati del Parlamento europeo di respingere l'attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia, a partire dall'abolizione degli artt. 11 e 13, nonché l'estensione della libertà di panorama a tutta l'UE e la protezione del pubblico dominio. https://meta.wikimedia.org/wiki/SaveYourInternet

La comunità italiana di Wikipedia”

Alla protesta hanno aderito anche diverse pagine social su facebook molto seguite, di carattere più o meno politico, tra cui “Gli eurocrati”, “socialisti gaudenti”, “Una foto diversa della prima Repubblica. Ogni giorno”, “Hipster Democratici HD”, “Il golpe Gentiloni” e “I Maestri del Socialismo”. Queste hanno lanciato uno “sciopero” delle proprie pubblicazioni fino a giovedì 5 luglio “in opposizione alla direttiva europea che riforma la norma sul diritto d'autore”.

È imbarazzante constatare come su questa legge sia stato detto pochissimo in Italia, anche dalle forze comuniste e “anti-sistema”. Internet è l'ultima barriera che ostacola l'avvento di un nuovo Medioevo caratterizzato dal pensiero unico borghese. Internet è oggi, nell'epoca in cui televisioni, giornali e tutti i principali media controllati organicamente dal grande Capitale, l'unica isola in cui sia possibile trovare notizie e contenuti che contestino puntualmente, e in maniera argomentata e razionale, le menzogne diffuse urbi et orbi dagli scribacchini al servizio di Washington, Bruxelles, Roma, ecc. La battaglia lanciata da Wikipedia va sostenuta con ogni mezzo, in quanto condizione preliminare e necessaria alla prosecuzione della lotta all'imperialismo con cui si esplica la dittatura della borghesia in Occidente. A rischio non c'è solo la libertà di stampa e di informazione. Il rischio vero è la possibilità concreta che il mondo orwelliano in cui viviamo raggiunga livelli di perfezionamento tali da soffocare sul nascere ogni istanza sociale ribelle, impedendo anche solo la costruzione di un pensiero critico alternativo al sistema capitalistico.

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