Ucraina: colture di grano incendiate e manovre militari NATO



di Fabrizio Poggi

Quanto l'aggressione dei golpisti di Kiev contro la popolazione delle Repubbliche popolari del Donbass abbia assunto da subito il carattere di terrorismo premeditato contro la popolazione civile, lo dimostrano ormai da quattro anni i bombardamenti su edifici civili, ospedali, finanche scuole e parchi giochi, stazioni di filtraggio dell'acqua potabile, linee elettriche e condotti del gas. Ora si è aggiunto un nuovo capitolo al terrorismo di stato ucraino: non paghi di aver violato sin dalle primissime ore della proclamazione, lo scorso 1 luglio, il cessate il fuoco cosiddetto “della mietitura” e affinché non ci fossero dubbi sull'accanimento contro la popolazione, hanno indirizzato il fuoco contro le coltivazioni cerealicole. Secondo gorlovka.today, lo scorso 7 luglio, dopo che proiettili incendiari erano caduti nei dintorni di Naberezhnoe, nella provincia di Novoazovsk della DNR, le fiamme si sono poi estese a oltre 120 ettari coltivati a frumento, andati distrutti.


D'altronde, sembra esser questo l'obiettivo dichiarato di Kiev: eliminare completamente la popolazione dal Donbass, fisicamente oppure costringendola a fuggire, per poter sfruttare (leggi: svendere ai compratori occidentali) le ricchezze del sottosuolo e gli stessi fertili terreni della regione. Un esempio ne è il villaggio di Zhelobok, una cinquantina di km a nordovest di Lugansk, completamente abbandonato dagli abitanti a causa dei bombardamenti ucraini. Negli ultimissimi giorni, nell'area di Dokuchaevsk, le forze ucraine (principalmente “Pravyj Sektor”, 93° e 30° brigate dell'esercito, più altri nuclei di battaglioni “volontari”) sembrano intenzionalmente ignorare quasi completamente il fronte e dirigono apertamente il fuoco contro le aree civili, nel tentativo di stroncare il morale della popolazione e orientarla contro le milizie. Soprattutto al mattino presto e nel primo pomeriggio si bersagliano i rioni civili con mitragliatrici pesanti e calibri da 30 mm, oppure mortai da 80 e 120 mm; poi, all'imbrunire, cominciano a tuonare le artiglierie.


Dunque, non riuscendo a venire a capo militarmente del conflitto, Kiev tenta altre strade. Tanto più che, secondo l'intelligence della DNR, le cose vanno tutt'altro che bene all'interno stesso dei ranghi dell'esercito.


Ancora gorlovka.today scrive che non si arresta il conto dei militari morti negli ospedali civili per le ferite riportate in battaglia, tanto che il comando delle forze ucraine avrebbe rivolto a Medici senza Frontiere una richiesta di aiuto nell'allestimento di ospedali da campo in prossimità del fronte, nelle zone di Ugledar e Volnovakha. E chi non abbandona il fronte a causa delle ferite, cerca ogni possibile via per disertare. Se nel primo periodo della guerra, erano frequenti i casi delle madri dei giovani richiamati, che si opponevano fisicamente agli addetti ai reclutamenti e i giovani stessi tentavano per lo più la fuga all'estero per sottrarsi alla leva, negli ultimi tempi sembra stiano prendendo campo le diserzioni. Secondo non specificate “fonti straniere”, si conterebbero oltre cinquemila diserzioni solo da inizio anno, con più di duemila militari ricercati. Ma non mancano nemmeno i casi di autolesionismo e addirittura di suicidio. Fonti dei comandi della DNR affermano che “leader” nella classifica dei suicidi sarebbe la 36° brigata di fanteria di marina, dislocata nella parte meridionale del fronte: solo nell'ultimo trimestre, si parla di 30 tentativi di suicidio, 19 dei quali riusciti.


Ma, causa della carenza di ranghi in quello che Petro Poroshenko continua a definire “il più potente esercito d'Europa” (in effetti, quello ucraino è uno dei più numerosi) sono anche i frequenti casi di tubercolosi, dovuti alla scarsa accuratezza sanitaria. Poi, stando a quanto afferma l'intelligence della DNR, dopo che Kiev ha inteso prolungare la ferma da sei a venti mesi, stanno aumentando i casi dei fanti di marina che rifiutano di rinnovare gli ingaggi, tanto che solo pochissimi battaglioni hanno effettivi al completo e Kiev sta stipulando sempre più contratti con mercenari stranieri.


L'addestramento frettoloso e superficiale e la mancanza di disciplina fanno sì che numerosi siano anche i casi di soldati ubriachi che finiscono su campi minati, a piedi o a bordo dei trasporti truppe; si verificano casi di mezzi che, condotti all'impazzata da autisti ubriachi, si rovesciano nelle scarpate con la conseguenza di causare morte e gravi ferite ai militari a bordo. Sembra che decessi e ferite non dovute ai combattimenti stiano aumentando. Tali perdite vengono poi addebitate a imboscate delle milizie, dato che, per ordine superiore, è vietato divulgare notizie su tali incidenti.


Oltre a ciò, ci sarebbero le numerose denunce contro militari, presentate alle autorità ucraine dagli abitanti di villaggi del Donbass controllati da Kiev, per furti, sciacallaggi, occupazione abusiva di edifici. Per completare i ranghi, infatti, si arruola un po' di tutto: elementi psichicamente labili, drogati, criminali comuni; l'ultimo esempio è quello della città di Cernovtsi, in cui un gruppo di veterani aveva costituito una banda di rapina, denunciata dallo stesso Procuratore generale. Ma, afferma il vice comandante di corpo della DNR, Eduard Basurin, anche l'atteggiamento dello Stato maggiore verso il proprio esercito influisce sullo scarso morale delle truppe: li attirano con il miraggio della paga, ma poi, oltre a non versare il dovuto, elevano multe per le minime mancanze; inoltre, l'atmosfera è resa ancora più trita da discriminazioni linguistiche, territoriali e politiche.


Quanto ai mezzi, basti l'esempio ora denunciato dal presidente del Consiglio di sicurezza Aleksandr Turcinov, secondo il quale i sistemi razzo-controcarro FGM-148 “Javelin” forniti da Washington alle forze armate ucraine sarebbero difettosi e, per lo più, con termini di utilizzo scaduti. In compenso, mentre è stata completata la realizzazione di un centro di addestramento speciale con istruttori USA (dal 2015, istruttori statunitensi, canadesi e tedeschi si susseguono presso il poligono di Javorov) il 25 giugno scorso il battaglione del genio navale USA “Seabees” ha inaugurato il Centro di operazioni navali presso la base di Ochakov, una cinquantina di miglia marine a est di Odessa: uno dei tre centri della Marina USA in Ucraina.


E' in questo quadro che nell'area marina e terrestre delle regioni di Odessa e Nikolaev sono iniziate ieri le manovre “Sea breeze 2018”, con forze di 19 paesi, non solo della NATO: fino al 20 luglio, circa tremila uomini (di cui mille americani), 29 mezzi navali, un sommergibile, 25 velivoli simuleranno l'invasione della Crimea. Da parte statunitense, vi prende parte la nave comando anfibia (Amphibious Force Flagship) “Mount Whitney”, mentre già dal 6 luglio era entrato nel mar Nero l'incrociatore lanciamissili “Porter”. Gli osservatori si interrogano su quali mezzi ucraini prendano parte alle manovre, dal momento che, dopo il ritorno della Crimea nella compagine russa, Kiev ha perso il controllo sulla metà dei 18 vascelli di squadra basati nella penisola e su 9 dei 43 battelli ausiliari. Oggi, Kiev può contare solo sulla fregata “Ataman Sagajdachnyj”, la corvetta “Vinnitsa” e una piccola serie di motovedette lanciamissili: dunque, poche pretese da parte ucraina, se non quella di sentirsi parte attiva dell'Alleanza atlantica, mentre per quest'ultima le manovre costituiscono una significativa occasione di assimilare una regione non del tutto conosciuta; per Washington è importante mostrare la propria presenza nel mar Nero. Non è affatto poco.

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