A Roma qualcuno non disdegna l'amicizia con i golpisti ucraini



di Fabrizio Poggi

Ieri, 11 luglio, ricorreva il 75° anniversario di quello che è considerato il punto più alto della "carneficina della Volinja": l'11 luglio 1943 i terroristi di OUN-UPA attaccarono contemporaneamente tra i 100 e i 150 villaggi della Volinja abitati da polacchi, trucidando con scuri, bastoni, picche, coltelli e fucili tra i 150.000 e i 200.000 polacchi.

Si calcola che in tutto il periodo della seconda guerra mondiale siano stati 1,5 milioni gli ebrei, 1 milioni i russi, i bielorussi e gli stessi ucraini, mezzo milione i polacchi e oltre 100.000 persone di altre nazionalità, assassinati dai terroristi di OUN-UPA capeggiati da Stepan Bandera e Roman Shukhevic, oggi ufficializzati a eroi della patria dai golpisti ucraini.

I "demorosé" e i socialdemocristiani italiani stringerebbero la mano o sottoscriverebbero protocolli di collaborazione con governanti tedeschi che avessero elevato a festa nazionale la data di nascita di Adolf Hitler, come hanno fatto i neonazisti ucraini per Stepan Bandera? Eppure, a Roma, qualcuno non disdegna le amicizie golpiste ucraine.

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