Venezuela, golpista catturato confessa: «Nessuno sarebbe dovuto rimanere vivo»



di Fabrizio Verde

Emergono nuovi dettagli circa l’attentato, fallito, con droni carichi di esplosivo C4 che aveva l’obiettivo di colpire il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Dopo gli arresti cominciano ad arrivare le prime confessioni. E sono agghiaccianti.

Il Ministro della Comunicazione e dell’Informazione, Jorge Rodríguez, ha presentato un nuovo video in cui uno dei terroristi coinvolti nel tentativo di assassinio contro il presidente Nicolás Maduro, identificato come Juan Carlos Monasterios, alias ‘Bonsi’, confessa che l’ordine ricevuto era chiaro, ovvero «nessuno sarebbe dovuto rimanere vivo».

L’ex sergente dell’esercito venezuelano, rivela inoltre di aver ricevuto la fondamentale collaborazione dei deputati oppositori Juan Requesens e Julio Borges. I quali avrebbero reso possibile all’ex militare golpista attraversare più volte il confine tra Colombia e Venezuela senza alcun tipo di problema. «Arrivato a San Cristóbal, ho ricevuto un messaggio dal deputato Juan Requesens, dove mi diceva che era incaricato di farmi passare dall'altra parte, attraverso Julio Borges», le parole di Monasterios.

Nello scorso mese di giugno fervono i preparativi per il folle attentato che mira a decapitare l’intera classe dirigente venezuelana presente alla parata per l’anniversario di fondazione della Guardia Nazionale Bolivariana. Julio Borges, lo stesso che ha ritirato il premio Sakharov - assegnato dal Parlamento Europeo - a nome dell’opposizione venezuelana, mette quindi in contatto Monasterios con il funzionario dell'immigrazione colombiana Mauricio Jiménez. L’obiettivo è quello di organizzare un incontro con l'uomo d'affari Osman Delgado Tabosky, uno dei principali finanziatori dell'attacco terroristico.

Il ruolo di Borges, già coinvolto nel cosiddetto 'Golpe Azul' del 2015 insieme all'ex sindaco di Caracas Antonio Ledezma, è confermato dalla confessione del deputato Juan Requesens. Personaggio già molto attivo durante le 'guarimbas'. Proteste violente che hanno insanguinato le strade del Venezuela nel 2014 e lo scorso anno.

In Colombia, nello specifico il comune di Chinácota, sarebbe il luogo dove gli esecutori dell’attentato poi fallito hanno ricevuto l’addestramento necessario per essere in grado di azionare i droni esplosivi.

Intanto, i falsari del circuito informativo mainstream continuano a parlare di presunto attentato. Qualcuno si spinge addirittura fino ad avere la pretesa di spiegare al pubblico italiano ‘le menzogne dell’attentato a Maduro’. Per comprendere cosa si intende per post-verità, basta leggere articoli come quello citato. Uno sguaiato attacco al governo venezuelano che non porta nemmeno uno straccio di prova a sostegno di quanto pomposamente annunciato nel titolo ad effetto. Ma ormai ci siamo abituati agli sproloqui di questi galoppini dell’impero.

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