Ecco come reagirà l'Arabia Saudita alle sanzioni USA: Petrolio a 200 dollari e avvicinamento a Iran e Russia


"Se gli Stati Uniti impongono sanzioni all'Arabia Saudita, affronteremo un disastro economico che scuoterà il mondo intero", ha scritto Turki Al-Dajil, direttore generale della rete televisiva statale saudita Al-Arabiya, in un articolo pubblicato ieri.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato, giovedì scorso, che se la responsabilità di Riad per la scomparsa di Yamal Jashoggi sarà confermata, infliggerà "una severa punizione" all'Arabia Saudita.

In questo contesto, Al-Dajil ritiene che l'Arabia Saudita abbia 30 misure per affrontare le possibili sanzioni degli Stati Uniti, tra le quali quella di ridurre la produzione di greggio in modo che i prezzi salgano a 200 dollari al barile, ha avvertito.

"Se il prezzo del petrolio, quando ha raggiunto gli 80 dollari, ha fatto arrabbiare il Presidente Trump, nessuno dovrebbe escludere che il prezzo salga a 100 o 200 dollari, o addirittura il doppio di tale importo", si legge nell'articolo.

Il possibile uso dello yuan cinese da parte del regno arabo nelle sue transazioni commerciali è un'altra delle misure menzionate da Al-Dajil, uno degli uomini vicini al principe ereditario saudita, Muhamad bin Salman Al Saud.

Ha anche aggiunto che l'embargo di Washington a Riad comporta anche conseguenze in Medio Oriente, con un avvicinamento dell'Arabia Saudita alla Russia e anche all'Iran, che, a suo avviso, sarebbe un disastro politico per il paese nordamericano.

Inoltre, v'è la possibilità che il Movimento di Resistenza Islamico in Libano (Hezbollah) e palestinese (Hamas) diventino amici di Al Saud, ha sottolineato il direttore generale di Al-Arabiya.

Un altro meccanismo che può essere utilizzato da Riad, per rispondere alle sanzioni degli Stati Uniti, sarebbe smettere di comprare armi USA e rivolgersi a Cina e la Russia per soddisfare le sue esigenze per le attrezzature militari. Inoltre, l'Arabia Saudita potrebbe consentire a Mosca di installare una base militare nella città saudita di Tabuk (nord-ovest), vicino a Siria, Libano, Iraq e nei territori palestinesi occupati.

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