di Francesco Erspamer*
Mi pare significativo che se cercate sui giornali o siti americani informazioni sulle elezioni di ieri, un dato che non trovate (a meno che proprio non vi impegniate: io però ci sto provando da ore e ancora non ci sono riuscito) sono i numeri reali – quanti milioni di cittadini abbiano votato questa volta, quanti in più o in meno rispetto alla precedente, quanti voti siano andati ai democratici e quanti ai repubblicani e a specifici candidati, e le differenze assolute rispetto al 2016 e al 2014. Impossibile insomma capire la misura reale dello spostamento del voto popolare verso i democratici, riflesso dalla conquista della Camera. (A chi non lo sapesse ricordo che in America tutti i deputati sono rieletti ogni due anni mentre i senatori ogni sei, per cui quest'anno solo un terzo di loro era in gioco; e che alcuni degli stati vinti dai repubblicani sono estesi ma hanno bassissima popolazione: un sistema assurdo assegna due senatori sia alla California, che ha 40 milioni di abitanti, sia al Wyoming, che ne ha mezzo milione). L’unica cosa che interessa ai giornalisti e commentatori, e alla quale viene data immensa evidenza, sono le percentuali.
Ma non basta: grande rilievo è dato anche ai sondaggi fatti all’uscita dai seggi; per cui oggi si discute, ancor più che dei risultati effettivi, di quale percentuale di americani approvi o non approvi l’operato di Trump, di quanti considerino più importante la sanità e quanti l’economia e quanti le migrazioni. Tutte cazzate naturalmente, non nel senso che siano dati falsi ma che sono assolutamente inverificabili in quanto presi su minuscoli campioni della popolazione e mai confermati su larga scala.
Così funziona il liberismo e così sta trionfando: svuotando la democrazia, rendendo irrilevante la voce del popolo e sostituendola con sondaggi-truffa, gossip e approssimazione, tutti gestiti da ben pagati propagandisti che fanno finta di essere scienziati e intellettuali mentre sono solo dei servi fedeli. Mi raccomando, continuate a farvi fregare da loro anche in Italia; dunque non dando rilevanza alle procedure e al rigore, così poco di moda; fidandovi invece di La Repubblica come un tempo vi fidaste di Pannella, Bonino e Vendola, fino a convincervi che la deregulation sia libertà, che la democrazia serva solo ad assicurare governabilità, che il volere della gente lo stabiliscano i sondaggisti e i media, e che l’illegalità e l’imprecisione favoriscano il popolo e i deboli.
*Professore all'Harvard University. Post Facebook del 7 novembre 2018
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