Venezuela: la 'democrazia' criminale del PD



di Fabrizio Poggi

Non che qualcuno dubitasse o avvertisse il bisogno di conferme della posizione che avrebbero assunto i liberal-democristiani del PD sul tentativo di golpe in atto in Venezuela. L'esperienza, a proposito delle loro sortite “pacifiste”, è stata sempre, interamente, a senso unico: Libia, Siria, Ucraina, per non andare tanto indietro nel tempo – tipo, ex Jugoslavia.


Ma loro hanno voluto ugualmente farsi notare per quei “democratici” che sono. E allora ecco che citano nomi, cognomi e indirizzi di arcangeli e giardini dell'eden liberale d'Europa e d'America, schierati “a difesa della democrazia” e di “libere elezioni”; e al contempo additano al pubblico ludibrio i mefistofili orientali o mediorientali dal piede caprino, che danzano attorno al “dittatore Maduro”. La qual cosa, a loro dire, dovrebbero confermare la stretta osservanza ai “principi della democrazia” degli uni, di contro all'infernale ghigno “dittatoriale” degli altri.


Nel mezzo, ovviamente, il “popolo”: oppresso, affamato, ridotto in schiavitù dai demoni che requisiscono, statalizzano, collettivizzano tutti i beni del paese; un “popolo” chiamato alla riscossa della “democrazia”, della “libertà del mercato”, delle “libere elezioni” dagli arcangeli dei parlamenti “liberamente eletti”. E, naturalmente: il terrore, le repressioni, la “crisi” - mai satanica parola fu evocata con maggior tremore di labbra - gli assassinii degli “innocui” manifestanti: tutta opera della terribile polizia del “regime”; mentre le “pacifiche” guarimbas in cui il “popolo” dà amorevolmente fuoco ai sostenitori del demone baffuto, o impicca misericordiosamente agli alberi gli adepti della “dittatura”, non sono altro che atti di esorcismo contro il satanico socialismo. Il “popolo”, dicono costoro, per i quali le classi e la lotta di classe vanno inibite con l'acquasanta, mentre sbeffeggiano altri per il famigerato “populismo”.


Il “popolo” vuole la “libertà” e allora ecco che il “democratico” PD urla al demone baffuto: “Vattene”, così come cristo ingiungeva a Pietro di starsene al suo posto con quel “vade retro me Satana”, che oggi dovrebbe significare: “vai coi tuoi amici demoni: Putin, Assad, Xi”, perché “le cose che offri sono cattive, bevi tu stesso i veleni” e lascia che il “popolo” si disseti alle limpide acque della “democrazia”.


Ovviamente, è fatica sprecata tentare una qualsiasi argomentazione coi “democratici” del PD. Non è certo ai socialfascisti di oggi che vanno queste considerazioni. Ancora una volta, di fronte a così tante invocazioni di “democrazia” per il “popolo”; a così perduranti spergiuri contro l'odiosa “dittatura” sul “popolo”, tocca ricordare, così, di sfuggita: democrazia per chi? dittatura per chi? democrazia per quale classe? dittatura su quale classe? dittatura – se davvero vuolsi definire “dittatura” un governo eletto con quasi il 70% dei consensi, costretto a fare i conti con “pizzi e merletti” della “libertà” disegnati a nord dei Caraibi – dittatura contro chi e cosa e per difendere le conquiste sociali realizzate a favore di quale classe? e qual è la classe che tenta con ogni mezzo di strappare alle masse quelle conquiste e intascarsi i proventi di tutte le più ricche risorse del paese?


Anche ad alcuni spiriti “puri” di certa “sinistra”, che gridano di “democrazia in generale”, “democrazia pura” o “dittatura”, senza nessun'altra specificazione, tocca ricordare l'abc del leninismo: La democrazia è una delle forme dello stato borghese, difesa da tutti i traditori dell'autentico socialismo”; “la democrazia è anch'essa una forma di stato”, “è anch'essa il dominio di “una parte della popolazione sull'altra”, è anch'essa uno stato”. Tocca ricordare che in nessun paese capitalistico esiste la “democrazia in generale”, ma esiste soltanto la democrazia borghese”; tocca rammentare, con Lenin, quanto già espresso da Marx e Engels, per cui “la repubblica borghese più democratica non è altro che una macchina per la repressione della classe operaia da parte della borghesia, della massa dei lavoratori da parte di una manciata di capitalisti”. Tocca ricordare, infine, a quanti pensano di destreggiarsi tra “interventi stranieri” e un “regime dittatoriale”, che la “lotta contro l'imperialismo, se non è strettamente collegata alla lotta contro l'opportunismo, è una frase vuota o un inganno”.


Per quanto riguarda i reazionari del PD, invece, pare il caso di ricordare come, all'inizio degli anni '30, venissero definiti “socialfascisti” i partiti socialisti che pensavano di operare a favore dei lavoratori, ma la cui politica, ne fossero più o meno consapevoli, favoriva gli interessi della borghesia e del fascismo in ascesa. Sarebbe un “onore”, oggi, qualificare con un termine simile i vertici del PD: quei lontani socialisti erano forse convinti, bene o male, di stare davvero dalla parte dei lavoratori e, in ogni caso, godevano ancora dell'appoggio di settori operai. I liberal-democristiani di oggi operano scientemente, consapevolmente, conseguentemente, nell'interesse di finanza e capitale e direttamente, intenzionalmente, rigorosamente contro gli interessi dei lavoratori, all'interno; deliberatamente e scrupolosamente a favore dell'imperialismo, all'esterno.

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