Emergenza democratica in Francia: a Parigi si va verso la fascistizzazione?


Da un comunicato del Collettivo Comunista Polex


da collectif-communiste-polex.org


Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it



C'è un argomento sul quale il presidente-monarca Macron non ha mentito con i francesi: è la sua volontà di trasformare in profondità la Francia, per realizzare a tutti i costi le "riforme", che gli detta la sua fede religiosa nei dogmi del "liberalismo": il cittadino produttore è nulla, il "mercato" capitalista è tutto, e il potere dello stato non ha altro scopo che rendere tutto più facile per lui. A tal fine, la "rivoluzione" macroniana deve fare piazza pulita di tutta una serie di conquiste sociali e politiche strappate dai lavoratori francesi alle loro "élite" nel 1936, 1945 e 1968, per citarne solo alcune.


La natura dell'attuale regime è chiara, è "indietro tutta" e in tutti i settori: privatizzazione dei servizi pubblici, asfissiati dall'abolizione del personale e dai lavori precari, dei trasporti, della sanità, ecc ... Distruzione di interi pezzi dell'arsenale legislativo delle libertà civili e politiche, con leggi come quella che consente ai prefetti di vietare a un cittadino di manifestare senza autorizzazione giudiziaria, ecc.


"Indietro tutta”, quindi, ma fino a dove? Dal momento che l'autocelebrazione di Macron in merito al suo attaccamento alle "libertà democratiche minacciate dai malvagi populisti" non regge di fronte all'analisi degli eventi attuali. Quest'inverno 2018-2019, il potere statale, di fronte a un movimento di protesta in grado di mobilitare ogni sabato per diversi mesi decine di migliaia di manifestanti che spesso lo hanno fatto per la prima volta, non ha potuto che constatare fallimento delle sue solite risposte, della disinformazione da parte dei media, dell'organizzazione di incidenti alla fine delle manifestazioni, del giro di propaganda mascherato da "grande dibattito, ecc .: sforzo inutile, perchè le azioni dei Gilets jaunes hanno conservato la maggioranza del sostegno popolare 12 settimane dopo il loro avvio a metà novembre!


La repressione è aumentata di settimana in settimana, moltiplicando le ferite gravi dei manifestanti, spesso irreversibili, gli occhi danneggiati e le violenze a decine, a causa di armi come il flashball che nessun'altra polizia in Europa usa per mantenere l'ordine. Una brutalità repressiva rivendicata dalle più alte autorità dello Stato, dal ministro dell'Interno Castaner che si congratula con la polizia generalmente presentata come vittima della contestazione, da un Consiglio di Stato che giustifica legalmente l'uso di pistole che stordiscono, e un presidente-monarca che trasuda sdegno elitario e razzista, quando dice di un manifestante filmato mentre colpisce un poliziotto in armi: "Quello che ha detto per giustificarsi (che il poliziotto aveva provocato la sua rabbia colpendo una donna a terra) non è farina del suo sacco, ma del suo avvocato di estrema sinistra. Un pugile zingaro non avrebbe potuto trovare da solo simili parole” ! !


Una convergenza di fatti inquietanti, che testimoniano della deriva autoritaria di uno stato indebolito, anche se può sempre contare sul sostegno servile di una massa di deputati che sanno di non potere conservare il loro seggio e le loro prebende se non per volere del Principe.


Indizi in questo senso si accumulano, che mostrano la tentazione del potere macroniano di usare al servizio delle sue torve iniziative la diplomazia, la giustizia, tutte le istituzioni repubblicane, di cui la Costituzione francese garantisce in linea di principio l'indipendenza nei confronti dell'esecutivo.

(...)

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