Venezuela Aid Live, l'immensa ipocrisia di uno show per la guerra fatto da artisti mai preoccupati per le sofferenze dei popoli latinoamericani



di Fabrizio Verde

In quel di Cucuta, città colombiana situata al confine con il Venezuela, una delle zone più povere e degradate dell’intera Colombia, il miliardario britannico Richard Branson ha organizzato il ‘Venezuela Aid Live’ un concerto che si propone di raccogliere fondi per gli aiuti umanitari da far entrare in Venezuela.

In realtà si tratta di una gigantesca operazione mediatica che ha l’obiettivo di fungere da cavallo di Troia per far entrare la guerra in Venezuela. Rovesciare il governo Maduro, farla finita con la Rivoluzione Bolivariana e installare in quel di Caracas un personaggio alla Guaidò telecomandato direttamente da Washington.

L’evento, come si evince da diverse denunce apparse sui social network, presenta vari aspetti da dove emerge con chiarezza la doppia morale di organizzatori e protagonisti di questo concerto della vergogna che ha l’obiettivo di soffiare sul fuoco della guerra contro il Venezuela.

Innanzitutto vediamo che in classico stile neoliberista ricchi e potenti sono comodamente piazzati a pochi metri dal palco, mentre il popolo, quello stesso che dicono di voler aiutare e liberare in Venezuela, viene tenuto a debita distanza.

Poi vi è la questione riguardante gli artisti. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale Costituente del Venezuela, Diosdado Cabello, ha evidenziato come i protagonisti dello show propagandistico montato a Cucuta «non abbiamo mai e poi mai fatto una canzone per il proprio popolo».

Chiedendo inoltre perché i cantanti colombiani «per esempio non si recano a cantare a La Guajira per i bambini costretti a patire la fame? Perché non cantano la fame di Cucuta?».

Gli artisti di destra non sanno nulla della situazione in Venezuela, ma sono in quel di Cucuta solo per realizzare il loro show ben remunerato, ha denunciato il dirigente venezuelano.

Si tratta degli stessi artisti che fingono di non vedere la mattanza quotidiana dei leader sociali che avviene in Colombia; le proteste di questi artisti non si sono ascoltate per la mattanza dei 43 studenti di Ayotzinapa in Messico; così come il loro silenzio è assordante riguardo il collasso di Haiti.

Di fronte all’ipocrisia di questi ‘artisti’ che prestano la propria figura per la propaganda di guerra contro il Venezuela è bene ricordare quanto denunciato dall’icona della musica rock Roger Waters riguardo a un concerto che «non ha nulla a che vedere con la democrazia, con la libertà e nulla a che fare con l'aiuto umanitario».

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