Beirut chiede a Cipro, Italia e Grecia di non consentire che il gasdotto di Israele violi i diritti del Libano


Per decenni, il confine marittimo tra il Libano e i territori occupati da Israele è stato un tema caldo, dal momento che Beirut e il regime di Tel Aviv sono ancora tecnicamente in stato di guerra. Inoltre, entrambe le parti contestano un triangolo marittimo di circa 860 chilometri quadrati all'interno del quale si trova il già citato Blocco 9.

Israele spera di reclutare diversi paesi europei nella costruzione di un gasdotto di 2000 chilometri che collega le vaste risorse di gas del Mediterraneo orientale con l'Europa attraverso Cipro, Grecia e Italia per un costo di 7 miliardi di dollari.

Il ministro degli Esteri del Libano, Gebran Bassil, ha dichiarato ieri di aver scritto al segretario generale delle Nazioni Unite (ONU), Antonio Guterres, al capo della diplomazia dell'Unione europea (UE), Federica. Mogherini, e ai ministri degli esteri di Cipro, Grecia e Italia per chiedere che il gasdotto non violi i diritti del Libano.

A sua volta, il primo ministro del regime israeliano, Benjamin Netanyahu, ha dichiarato ieri che il segretario di Stato nordamericano, Mike Pompeo, visiterà i territori occupati nei prossimi giorni per aiutarlo nel suo piano di esportazione di gas naturale per Europa.

Il Libano ha lanciato una gara d'appalto per l'esplorazione di petrolio e gas nel Mar Mediterraneo, in aree in conflitto con Israele, che ha immediatamente aumentato le tensioni nella regione.

A sua volta, il ministro libanese dell'Energia e dell'acqua, Cesar Abou Jalil, ha recentemente sottolineato che il governo di Beirut ha delineato all'ONU le frontiere marittime libanesi istituite secondo i trattati internazionali.

"Abbiamo il diritto sovrano di beneficiare delle nostre ricchezze. Non rinunceremo ai nostri diritti a prescindere dalle minacce" fatte dagli israeliani, ha avvertito.

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