I bisogni USA e NATO nel Baltico delle nostalgie naziste



di Fabrizio Poggi

Anche quest'anno, il 16 marzo, la Lettonia darà prova del proprio attaccamento ai “valori democratici europei”: come accade ormai da una ventina d'anni, sfileranno a Riga i veterani della legione lettone delle Waffen SS, affiancati, come d'uso nelle ultimissime edizioni della marcia, da nazionalisti e neonazisti ucraini, estoni e lituani .


Lo storico russo Vladimir Simindej, della Fondazione “Memoria storica”, lancia l'allarme sulla penetrazione anche in Russia di tali elementi apertamente nazisti che, ovviamente, non sono gli ormai decrepiti veterani, bensì i loro discepoli, forti degli atti istituzionali di tutti i Paesi, baltici e non solo. La Lettonia, ad esempio, ha adottato nel 1998 una Dichiarazione parlamentare in cui, mentre si nega la partecipazione delle SS lettoni alle rappresaglie contro la popolazione civile e i prigionieri di guerra sovietici (provata invece da tutta una serie di documenti d'archivio, che indicano crimini senza limiti di prescrizione), si impegna il governo a prendersi cura dell'onore di tali legionari. Simindej sottolinea come, sebbene la marcia del 16 marzo non rivesta carattere istituzionale, di regola vi prendono parte esponenti di primo piano del governo e del parlamento.


Lo stesso si verifica apertamente anche in Lituania e Estonia. In quest'ultimo paese, i veterani della 20° Waffen-Grenadier-Division der SS, insieme ai loro seguaci più giovani, si riuniscono annualmente a Sinimäe e Vaivara. In Lituania, forse il Paese baltico in cui più attivi furono i collaborazionisti hitleriani, or non è molto è stata la Presidente Dalja Gribauskajte in persona, a conferire il “Premio alla Libertà” ai veterani di quei “fratelli dei boschi” che, secondo gli archivi sovietici, tra il 1944 e il 1953 trucidarono qualcosa come 25.000 tra civili, militari dell'Armata Rossa, prigionieri di altri paesi.


Di molti di tali veterani, lituani, estoni e lettoni, delle loro “gesta”, di cosa facessero prima e durante la guerra e di quali crimini si siano macchiati, si dà ora conto nei due tomi della raccolta “Dal nazionalismo al collaborazionismo: i Baltici negli anni della Seconda guerra mondiale”, edita dalla Fondazione “Memoria storica”, che riprende fonti dagli archivi russi: del FSB, del SVR (Intelligence estera), del Ministero della difesa, Archivio di Stato, Archivio presidenziale, Archivio di guerra e Archivio per la storia sociale e politica.


Ed è proprio la Lettonia, paese che eccelle per “democrazia europeista” (il 15% circa della popolazione, i cosiddetti “non cittadini”, non ha diritto di voto; il Sindaco della capitale, Nil Ushakov, è regolarmente multato dall'Istituto per la memoria nazionale per il fatto di rivolgersi in russo ai propri elettori di lingua russa; ecc.) che ora ospita anche il nuovissimo Gruppo operativo della Divisione “Nord” (Headquarters Multinational Division North) della NATO, oltre al battaglione multinazionale dell'Alleanza atlantica, schierato dal 2017.


Secondo il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Mikhail Popov, Washington e Ottawa stanno attivamente riversando forze nelle immediate vicinanze dei confini russi, tanto che, dal 2016 a oggi, il numero di soldati NATO del cosiddetto Impegno operativo prioritario sarebbe aumentato da 25.000 a 40.000 uomini. Questo, oltre al nuovo piano USA “3 per 30” per il Baltico, che prevede l'impegno operativo di “30 battaglioni meccanizzati, 30 squadriglie aeree e 30 vascelli nel giro di 30 giorni”. Inutile specificare che tra queste forze ci sono anche uomini e mezzi italiani: specificamente, nel battaglione NATO sotto comando canadese, dislocato proprio in Lettonia (gli altri sono in Polonia, Estonia e Lituania) ovviamente, contro “l'aggressione russa”.


In effetti, quanto il dispiegamento militare USA e NATO, nei Baltici come nel resto degli oltre cento paesi in cui Washington mantiene proprie truppe – e dai quali esige ora, per il loro acquartieramento, il rimborso delle spese più il 50% dell'importo – sia dettato dalla preoccupazione per la loro “libertà” e da rispetto per i loro “valori democratici”, lo testimonia un piccolo quanto emblematico episodio, riportato dall'agenzia Delfi-latvia, secondo cui lo scorso 8 marzo due marines yankee sarebbero stati multati di 400 euro ciascuno dalla polizia municipale di Riga per aver espletato impellenti bisogni fisiologici. Dove? Nient'altro che sul prato che circonda il monumento alla Libertà della capitale lettone.


Sarà forse per questo, per accertarsi dei “bisogni” delle truppe NATO e USA in terra baltica, che il 18 marzo inizia proprio dalla base di ?daži, vicinissima a Riga, l'ispezione della commissione russa per la verifica delle informazioni fornite dall'OSCE, circa il battaglione multinazionale NATO e il Comando della Divisione “Nord”.


Tali verifiche non hanno nulla di eccezionale: sono previste dal Documento di Vienna del 2011 per lo scambio annuale delle informazioni su armamenti, numero e composizione dei contingenti militari, finanziamento delle forze armate. Cionondimeno, a Mosca non possono fare a meno di ricordare come, anche sul piano della retrospettiva storica, il dispiegamento delle forze NATO di fronte ai confini russi ricordi molto da vicino la disposizione d'attacco dei gruppi di Armate “Süden”, “Norden” e “Zentrum” della Wehrmacht all'inizio dell'invasione nazista.


Tutti sanno come sia finita; e a che prezzo.

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