Boeing MH17 malese abbattuto: l'Olanda accusa tre russi e un ucraino



di Fabrizio Poggi

L'Ucraina, con l'aiuto determinante dei suoi padrini, sta cercando di cavarsi dal pantano delle evidenze sempre più nette del coinvolgimento nell'abbattimento del Boeing civile malese nei cieli del Donbass nel luglio 2014 durante il volo MH17, che provocò la morte di 298 persone. Nonostante la cosiddetta “commissione internazionale d'indagine” (Australia, Belgio, Malesia, Olanda e Ucraina) ammetta che il velivolo possa esser stato abbattuto “per un errore di identificazione”, o “non intenzionalmente”, sono stati ora emessi quattro mandati internazionali di cattura per tre cittadini russi e uno ucraino, accusati di esser coinvolti nella tragedia. Sono stati fatti i nomi del cittadino ucraino Leonid Khar?enko e dei russi Igor Ghirkin (ex Ministro della difesa della DNR: pseudonimo Strelkov), Sergej Dubinskij e Oleg Pulatov.


Sentito dalla Associated Press, Strelkov ha negato ogni addebito e ha definito “un falso” la registrazione di un colloquio telefonico addotto quale “prova” dell'accusa.


Nonostante le testimonianze di aviatori ucraini, le prove portate dal Ministero della difesa russo, le ricostruzioni effettuate pubblicamente dalla società “Almaz-Antej”, produttrice del sistema “Buk”, la commissione internazionale insiste sulla versione dell'abbattimento del Boeing da un razzo “Buk” esploso da un reparto russo penetrato in territorio ucraino e poi rientrato in Russia.


La Tass scrive che gli investigatori internazionali chiederanno alla Russia di interrogare i sospetti, senza chiedere la loro estradizione, dato che questa non è prevista dalle legislazioni russa e ucraina. L'inizio del processo è previsto per marzo 2020 e agli imputati verranno presentati due capi di accusa: coinvolgimento nell'abbattimento del volo MH17 e uccisione delle 298 persone a bordo dell'aereo. La pena massima prevista è l'ergastolo, ma il PM olandese considera piccole le probabilità che i sospettati siedano sul banco degli imputati.


Il politologo e accademico russo Andrej Manojlo ha dichiarato a news-front.info che le autorità olandesi “hanno fatto una serie di nomi, senza portare alcuna prova del loro coinvolgimento: hanno semplicemente elencato i nomi. Si tratta di un'uscita la cui calligrafia ricorda da vicino l'operazione di guerra informativa contro la Russia del “caso Skripal”: anche in quell'occasione hanno gettato là una serie di nomi e ora si ripete lo scenario in maniera speculare”. Secondo Manojlo, ancora una volta sono all'opera i Servizi britannici, dato che i nomi dei “colpevoli” sono stati fatti ancora prima di provare la loro responsabilità.


Il vice Presidente della Duma, Petr Tolstoj ritiene che la commissione investigativa, muovendo tale accusa, si sia definitivamente screditata, avendo basato le proprie “indagini” su dubbie pubblicazioni sui social network. A suo parere, non è stata portata “alcuna prova o fatto”, non sono mai state decifrate le scatole nere" e, nonostante ciò, la polizia olandese dichiara che "ci sono dati sufficienti", ma non pubblica tutte le informazioni sull'indagine.


Il Ministero della difesa russo ha ribadito quanto affermato da tempo, che il razzo con cui fu abbattuto il Boeing era in dotazione al reparto 20152 delle forze armate ucraine, di stanza nella regione di Ternopol e trasferito in seguito nell'area del conflitto in Donbass; si era risaliti al numero di serie del missile, dai frammenti di parte del motore.


“Le dichiarazioni della Commissione d'indagine” è detto in una nota del Ministero degli esteri russo, su “un presunto coinvolgimento di militari russi nella catastrofe del Boeing MH17 malese, non possono provocare altro che rammarico. Ancora una volta, si avanzano accuse infondate, volte a screditare la Russia agli occhi della comunità internazionale”.

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