Ritiro dal Trattato INF. I Paesi europei ancora una volta alla mercé dei deliri degli USA


di Alberto Fazolo


Il trattato sulle armi nucleari a medio raggio (INF) che vincola la Federazione Russa e gli Stati Uniti d'America sta diventando carta straccia, si tratta di un processo da cui non è possibile tornare indietro. Le parti hanno scelto un approccio molto spigoloso. Si assiste ad un misero teatrino in cui gli USA accusano la Russia di essere inadempiente e lo fanno cercando sponda nei propri alleati europei che si prestano a recitare un copione fornito da Washington. Ciò serve ad avere un pretesto (avallato da una coalizione internazionale) per ritirarsi dal trattato.

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton sono andati oltre nelle loro dichiarazioni: hanno accusato la Cina di destabilizzazione della regione Asia-Pacifico. Il 23 luglio scorso, per la prima volta, aerei russi e cinesi hanno effettuato un pattugliamento congiunto nella regione, entrando in contatto con aerei dell'aviazione sudcoreana. Ma è assolutamente normale che la Cina effettui dei pattugliamenti in quei mari, che seppur non siano acque territoriali sono di fronte al proprio Paese. Ogni Stato lo fa e ciò è consentito dal diritto internazionale, tuttavia gli USA vorrebbero arbitrariamente impedirlo alla Cina e ai suoi alleati. Emblematica è la grottesca notizia riportata dalla RAI il 21 luglio scorso in cui si denunciavano le interferenze della Cina nel Mar Cinese meridionale.

Gli Stati Uniti hanno dichiarato che il motivo principale del fallimento del trattato INF è il fatto che i missili cinesi non rispondano ai dettami del documento. Gli Stati Uniti ritengono di avere il diritto di alterare l'equilibrio nella regione. Secondo Washington (e a ricasco diviene opinione anche dei suoi alleati), la crescita dell'influenza di Pechino nella regione Asia-Pacifico è inaccettabile.

In questo contesto così delicato e instabile gli USA vorrebbero schierare in Giappone altri missili in grado d'arrivare a colpire la Cina.

Allo stesso tempo Tokyo, nonostante si trovi in una situazione alquanto sconveniente, continua a sostenere le destabilizzazioni orchestrate da Washington. I leader giapponesi palesano una totale subalternità agli americani e l'incapacità di formulare un proprio pensiero sulle questioni strategiche. Non bisogna mai dimenticare che il popolo giapponese è perfettamente cosciente del fatto che se la situazione dovesse precipitare, arrivando ad uno scontro tra USA e Cina, di sicuro il proprio territorio sarebbe nel campo di battaglia.

Gli USA stanno gettando benzina sul fuoco: schierando dei missili nella regione costringono la Cina a lanciarsi in una corsa agli armamenti, quindi anche a dotarsi di ulteriori missili a breve e media gittata, nonché di quelli balistici internazionali.
L'evolversi della situazione è difficile da monitorare in quanto oltre al Giappone ci sono altri siti utili per gli USA in cui installare i missili, ad esempio Filippine, Isola di Guam e Corea del Sud (al momento il Paese che ha aderito con maggiore entusiasmo alla campagna di provocazioni contro la Cina).

In definitiva, si sta innescando una pericolosissima spirale: gli USA schierano dei missili nella regione Asia-Pacifico in funzione anti-cinese, la Cina in risposta si dota di nuovi arsenali anche missilistici, gli USA si attivano per contrastare la Cina che schiera i nuovi arsenali. Questa è la spirale a cui si sta andando in contro, al momento non si può sapere come andrà a finire (e la speranza è che tutto rientri), ma deve essere chiaro che ciò è iniziato con una scellerata provocazione americana finalizzata a destabilizzare la regione.

Da ultimo va fatto notare che qualcosa di non molto differente sta succedendo anche in Europa. Da tempo, con una intensificazione negli ultimi 15 giorni, una situazione analoga a quella della regione Asia-Pacifico si registra anche nel Mar Baltico. I pattugliamenti della NATO si spingono sempre più a ridosso della Russia. Gli USA non si preoccupano del fatto che anche le provocazioni in Europa possono avere delle serie conseguenze.

Questa fase è di fatto iniziata nel 2002 quando il Presidente George Bush figlio decise di ritirarsi dal trattato ABM (anti missili balistici), ora Donald Trump vorrebbe far saltare anche il trattato INF, così si potrebbe tornare ad una situazione come quella di cinquanta anni fa. Siamo ancora alla mercé dei deliri degli USA che cercano disperatamente di assestare qualche colpo di coda.

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