Fake news per la guerra. La foto che Ivan Duque ha mostrato all'Onu non è in Venezuela ma in Colombia



Anche quest’anno l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è trasformata in un triste sipario di spudorate fake news per le guerra “umanitarie”. Non sono le fialette di Colin Powell o i fake grafici di Nethanyau contro l’Iran. No, quest’anno protagonista è Ivan Duque, presidente di estrema destra della Colombia e uno dei principali protagonisti dell’ingerenza contro il vicino Venezuela.


In passato ci voleva più tempo per smascherare le fake news. Milioni di morti dopo ci si rendeva conto che il pretesto era falso, che un paese era stato distrutto sulle basi di menzogne. Grazie al potere di internet e dei social – non a caso oggetto in questi giorni di vergognose censure in Italia – il tempo si riduce di molto. Sono bastate poche ore dalla presentazione delle fake foto di Duque che il quotidiano El Colombiano ha smascherato la truffa e grazie alle reti sociali il bluff è arrivato a tutto il mondo.



Ma procediamo con ordine.


Iván Duque prima dell’inizio della 74a Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha presentato un rapporto che denunciava il presunto reclutamento di bambini dall'esercito di liberazione nazionale (ELN) nel territorio venezuelano.


Il rappresentante dell’estrema destra uribista colombiana ha poi dedicato parte del suo discorso alle Nazioni Unite per attaccare la sovranità del Venezuela sulla base dei falsi presupposti presentati. In particolare dimostrare la "penetrazione dell'ELN nelle scuole rurali nello stato di Táchira a fini di indottrinamento nell'aprile 2018".


Tuttavia, i media colombiani hanno presto dimostrato come le immagini non abbiano corrispondenza con la data e il luogo indicate da Duque, perché El Colombiano aveva pubblicato in esclusiva tale immagine nel 2015 mentre svolgeva un’inchiesta sulle attività di reclutamento nelle scuole rurali dal dipartimento di Cauca, in territorio colombiano.


Non ci sono più gli ingeristi di una volta, verrebbe da dire.


Dopo aver fallito con il golpe dell’autoproclamato davanti a Dio, dopo aver fallito con i “camion umanitari”, dopo aver fallito con il sollevamento militare del 30 aprile, il nuovo pretesto per la nuova guerra “umanitaria” è stata messa in scena (improvvisata in realtà) da Duque.


Secondo il presidente colombiano, il suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro, protegge i gruppi armati illegali, beneficiando della sua presenza sul confine colombiano-venezuelano, nonché del traffico di droga e del mercato illegale delle miniere. “È così che funziona il traffico di droga dei cosiddetti fronti della guerra del Nord e del Nordest dell'ELN, che, con la complicità del regime di Maduro, utilizza il territorio del Venezuela come piattaforma di uscita per il traffico di tonnellate di cocaina. #PruebasVenezuela”. Ha ribadito su Twitter.


Ma la storia della fotografia risale al giugno 2015, quando El Colombiano ottenne la fotografia dall'intelligence militare, che fu usata per illustrare un articolo sulla penetrazione dell'ELN nelle feste per bambini nel comune di El Tambo, nel dipartimento di Cauca.


I castelli di carte di menzogne cadono uno ad uno. Come sempre resta il censurato, il non detto. Come ad esempi, le foto imbarazzanti che mostrano il deputato Guaidò, auto-proclamatosi davanti Dio e Washington presidente del Venezuela, insieme al gruppo dei narco-paramilitari "Rastrojos", coloro che hanno garantito il suo passaggio dal Venezuela alla Colombia il 22 febbraio scorso, il giorno prima del tentativo di golpe del 23 febbrario. Ai "Rastrojos" vengono attribuiti centinaia di crimini di omicidio, traffico di stupefacenti, contrabbando ed estorsione.





Come ha testimoniato uno dei membri della banda più efferata della zona, “Nandito”, le foto, scattate da lui di persona, non solo dimostrano come i narco-paramilitari stessero gestendo la sicurezza e il passaggio (per conto chiaramente delle autorità colombiane) del Guaidò, ma rappresentavano la minaccia sempre latente che, una volta Presidente del Venezuela, l’autoproclamato avrebbe dovuto lasciare ampi spazi di manovra al confine ai narco-paramilitari. “Senza fare pressioni” di nessun tipo.

Tutto questo chiaramente l’estremista di destra Duque non l’ha detto alle Nazioni Unite, anche se, in questo caso si, avrebbe potuto utilizzare foto e fonti di primissima mano.


E Duque non ha neanche fatto cenno alla confessione di un altro leader dell’estrema destra venezuelana, Lilian Tintori, moglie del fuggiasco Leopoldo Lopez. In un recente dibattito Lilian non ha avuto alcuna vergogna di ammettere come la sua presunta Ong dei diritti umanitari lavorasse in combutta con i paramilitari colombiani. Per poi dare colpa alla lingua inglese anche se il termine “paramilitares” è praticamente identico nelle due lingue.


Se avessimo una stampa dignitosa in Italia avreste ricostruito questo quadro. E invece, nella migliore delle ipotesi, sarà fatta confusione per offuscare la verità che però, al contrario del passato, emerge. Ma fino a quando?

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