Il medico siriano Jean Bassmaji: «Dividere la Siria in staterelli è sbagliato, così si crea una nuova Israele»

Il quotidiano on line Reggio SERA ha effettuato un’intervista molto interessante al medico siriano Jean Bassmaji, che vive in Italia ma è nato nella città di Al Hassakè, nella zona nord orientale della Siria interessata dall’attacco portato dalla Turchia.

Il medico siriano smentisce molti luoghi comuni di una narrazione priva di realtà storica sulla Siria volta a giustificare gli assalti portati contro Damasco in questi duri anni di guerra.

Questa l’intervista tratta da Reggio SERA:

Bassmaji cosa non la convince di quello che oggi legge sui media italiani?

Trovo superficialità e grossi errori storici. Dove sta il Kurdistan siriano? Il Rojava è stato un progetto sperimentale concordato pacificamente con il governo siriano che stava studiando la legge sull’autonomia regionale in Siria, allora richiesta dai deputati, come stanno facendo in Italia. I giornalisti cambiano i nomi delle città siriane e stimolano il tifo, tipo calcistico, per le milizie curde senza pensare che il 90% della popolazione di quella area siriana è composta da tante altre etnie che avrebbero governato insieme ai curdi quella regione pacificamente. La foga mostrata dalla popolazione occidentale, non correttamente informata, dimostra che la tragedia palestinese, che la sinistra ha a cuore, non ha insegnato nulla. Anche allora e in buona fede si è voluto sostenere la nascita di Israele, senza pensare all’ingiustizia che si stava commettendo nei confronti del popolo palestinese.

In sostanza lei sta dicendo che c’è una minoranza che spinge per creare uno stato autonomo, ma il resto della popolazione non è d’accordo?

La maggioranza, tra i quali una grossa parte dei curdi siriani, non è d’accordo. I curdi sono divisi in almeno sette fazioni che, da anni, sono in conflitto tra loro. La componente marxista-comunista curda, per lo più cittadini turchi guidati da Abdullah Ocalan, che è stato protetto dal governo siriano per vari anni dopo la sua cacciata dall’Italia, è una delle tante formazioni e non la più grande. Ma è sostenuta, stranamente, dall’Occidente anti-marxista per lottare per l’autonomia in Siria e non in Turchia, dove i curdi sono venti milioni.

E secondo lei perché succede questo?

Credo che tutto ciò segua una logica storica che è iniziata con la nascita di Israele, come braccio armato degli Stati Uniti, per controllare le risorse del Medio Oriente e oggi vuole creare lo stato del Kurdistan per avvicinarsi ancora di più all'Iran che è una nuova potenza economica e militare della zona. Mi sarebbe piaciuto vedere l'Occidente manifestare, con altrettanta forza, anche contro Israele che ha occupato territori altrui, pratica una politica aggressiva verso il popolo palestinese, imprigionando anche bambini e continuamente invadendo cieli siriani e libanesi e bombardando i territori altrui nel silenzio totale del mondo. A quale principio di giustizia si fa affidamento la nostra sinistra e le varie democrazie del mondo di oggi?

Quindi in quella zona che chiamiamo il Kurdistan siriano non ci sono solo curdi

No, i curdi saranno il dieci per cento. In questo modo si vuole spezzettare una nazione sovrana. Dalla zona del nord est siriano sono fuggiti 400mila curdi stanziali da cento anni perché le milizie cagliate, per la combinazione non composta da siriani, li hanno trattati male perché si sono rifiutati di entrare nelle loro file.

Lei come giudica l'intervento turco?

Malissimo. Intanto è illegale invadere un Paese sovrano. Il progetto di Erdogan è basato su due elementi: creare un ostacolo al passaggio dei curdi tra Siria e Turchia. A suo dire, perché trafficano in armi per destabilizzare la Turchia e per portare avanti il progetto per un impero islamico, impiantando un milione e mezzo di jihadisti o profughi fondamentalisti che ora sono nei campi alla frontiera turca, nel nord-est della Siria sulla frontiera , area ricca e abitata da migliaia di anni di cristiani, assiri, aramei, i veri autoctoni di quelle terre, se vogliamo affidarci alla storia, e da beduini, da Yazidi e tante altre minoranze, per sconvolgere il tessuto sociale dell'ambiente e dettare legge.

Inoltre c’è il pericolo jihadista

L'invasione della Siria viene fatta mandando avanti gli jihadisti islamici protetti dalla Turchia Il primo giorno dell'invasione ha provocato 300 morti, alcuni sgozzati, 100mila sfollati siriani e la distruzione della centrale idrica con due milioni di persone che sono rimaste senza acqua. Una grossa colpa va attribuita alle milizie che hanno approfittato della debolezza dello stato siriano e sono fedeli dell'esercito americano per pugnalare la Siria e provare la Turchia.

Cosa faranno gli statunitensi presenti in quell’area ora?

Non ci sono solo gli Usa, ma anche gli israeliani e una piccola presenza di francesi e tedeschi che sostenevano le milizie jihadiste durante la guerra e ora sostengono quella curda per poter far parte del banchetto siriano ricco di petrolio e di gas naturale. L’interesse per l’area del Kurdistan siriano è anche dovuto al fatto che là c’è il petrolio. Si è scoperto che la costa siriana possiede l’80% del petrolio e gas naturale mondiale. Attualmente, nel nord est della Siria, ci sono 66 pozzi di petrolio funzionanti che fruttano milioni di dollari ogni giorno e sono in mano agli americani e alla milizia curda. A causa dell’embargo totale imposto dall’Occidente, che sta strangolando il popolo siriano, già martoriato da 8 anni di guerra, la Siria è costretta a comprare, a caro prezzo, il suo petrolio dai trafficanti turchi.

E l’Europa? Cosa dovrebbe fare?

Sono convinto che l’Europa non ha reagito tempestivamente contro Erdogan volutamente, come ha fatto il 25 luglio 1990, quando Saddam Hussein ha invaso il Kuwait. L’Europa sta perdendo tempo in chiacchiere per lasciare il tempo a Erdogan di portare a termine il suo sporco lavoro, così da eliminare alla radice il problema profughi. Cosi fu con il genocidio degli Armeni e dei Siriaci nel 1915. Stranamente il mondo occidentale cerca di unirsi e annullare le distanze tra i popoli, mentre noi popoli della sinistra, oramai confusi, parteggiamo per la divisione dei popoli.

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