Aramco, il mistero saudita diviene un caso finanziario e geopolitico


di Alberto Negri* - QuotidianodelSud


La quotazione del gigante petrolifero saudita Aramco, la società più grande del mondo, è da record, anche se non tutti positivi. Di sicuro non può lasciare indifferenti anche perché ancora avvolta nel mistero nonostante se ne scriva e se ne parli da giorni. Si tratta di un caso finanziario ma anche geopolitico.


Il mistero è che Riad _ ovvero la monarchia assoluta saudita che controlla tutto _ dopo mesi di battage pubblicitario e di annunci non ha ancora svelato l’entità né il prezzo della quota di Aramco che intende collocare. E inoltre si è aperto un divario enorme nelle stime sulla possibile valutazione della compagnia petrolifera. Non si conosce l’entità della quota destinata al listino, mancano indicazioni precise sulla data del collocamento, che inizialmente sarà soltanto sul mercato interno, e non c’è alcuna chiarezza sul prezzo.

Ma soprattutto nessuno sa quanto vale l’Aramco, società petrolifera fondata da una joint venture saudita con la Standard Oil negli anni Trenta e poi diventata tutta di proprietà della monarchia saudita portabandiera del wahabismo, una delle versioni più conservatrici e oscurantiste dell’Islam che ha ispirato anche alcune correnti del jihadismo.

Tra l’altro, è inutile nasconderlo, la quotazione dell’Armaco e gli introiti derivanti andranno nelle tasche e nei piani visionari di sviluppo voluti dal principe ereditario Mohammed bin Salam, il famigerato MBS che la stessa Cia indica come il mandante dell’omicidio di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita torturato, ucciso e fatto a pezzi l’anno scorso nel consolato saudita di Istanbul. Già finanziare un simile mascalzone, che bombarda pure i civili yemeniti, dovrebbe trattenere gli investitori dall’aprire il portafoglio ma siccome siamo diventati i camerieri delle monarchie del Golfo, cui vendiamo la maggior parte delle nostre armi, non sarà così.

Eppure su questa Aramco e il suo reale valore i dubbi sono molti. Secondo le ultime analisi il colosso del petrolio saudita potrebbe valere tra 1.200 e 2.300 miliardi di dollari a giudizio di Bank of America e Merrill Lynch. Nelle stime di Goldman Sachs e Hsbc la forbice si chiude solo in parte: la prima banca ipotizza 1.600-2.300 miliardi, la seconda 1.600-2.100 miliardi. Ci sono differenze di circa mille miliardi, mica noccioline: è mai possibile che per una società da quotare in Borsa tra qualche settimana ci siano forbici di valutazione cosi ampi? No certamente: il motivo è che nessuno conosce i veri bilanci dell’Aramco che sono un segreto non di stato _ e ci starebbe pure_ ma un’informazione riservata finora soltanto ai membri più importanti della casa reale. Siccome i principi del sangue, i Saud, sono circa 5mila se i dati di bilancio veri venissero resi noti a tutti sarebbe un segreto di Pulcinella: la maggior parte di questa nobile schiatta di nullafacenti e solitamente incapaci in qualunque attività lavorativa, riceve il suo appannaggio senza sapere nulla di come va davvero la società.

Certo qualche dato l’abbiamo che ci rivela quanto ovviamente l’andamento dell’Aramco sia sensibile alle quotazioni petrolifere. Gli ultimi risultati _pubblicati contestualmente all’annuncio di via libera alla quotazione _ sembrano confermarlo: nei primi nove mesi di quest’anno l’utile netto della compagnia è stato di 68 miliardi, in calo del 17,9% rispetto allo stesso periodo del 2018. Il fatturato è sceso a 233 miliardi (-6,9). Eppure, secondo Wired, rimane la compagnia che guadagna di più al mondo e più in fretta. L’Aramco per fare 1 milione di dollari ci mette 4,7 minuti. La Apple, che le ha ceduto lo scettro, ce ne mette quasi il doppio: 8,8 minuti per guadagnare un milione di dollari. Al terzo posto la Industrial & Commercial Bank of China, che per raggiungere il milione ha bisogno di 11,7 minuti.

Ma l’Aramco è anche la società più inquinante della terra. Secondo il Guardian è responsabile del 5 per cento dell’inquinamento mondiale da monossido di carbonio.

Non solo: è anche la società più vulnerabile al mondo o quella protetta peggio. Visti gli attacchi contro gli impianti dell’Aramaco di Abqaiq e Khurais, avvenuti il 14 settembre e rivendicati dai ribelli yemeniti Houthi. Aramco assicura che questi attacchi non hanno lasciato cicatrici, né dal punto di vista operativo, né finanziario ma la maggior parte gli esperti aveva detto che era stata dimezzata la produzione petrolifera saudita, in realtà coperta oggi dalle riserve.

Insomma quanto vale questa Aramco la cui quotazione appare più lontana di quanto annunciato? E’ ancora valido un vecchio detto: “pagare denaro, vedere cammello”. Fateci vedere i bilanci, quelli veri, e forse un giorno lo sapremo.

*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

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