Golpe in Bolivia, lo spartiacque per l'antifascismo oggi

Appena ieri nelle convulse ore quando il golpe prendeva forza, l’esercito boliviano attraverso un ambiguo comunicato aveva informato che non sarebbe intervenuto contro la popolazione. In realtà il messaggio era un altro: luce verde per i golpisti liberi così di compiere le violenze più indicibili.

Saccheggiare e devastare la casa di Evo Morales, così come quelle di svariati dirigenti del MAS, il fratello del presidente della Camera preso in ostaggio per costringerlo alle dimissioni in modo da non farlo subentrare a Evo Morales dopo la sua rinuncia; prendere d’assalto la sede della tv e della radio pubblica, con i dipendenti linciati e minacciati e il direttore di Bolivia Tv finito legato ad un albero; prendere d’assalto allo stesso modo sedi di istituzioni pubbliche.

La prova che l’esercito e la polizia non sarebbero intervenuti, ma solo contro i golpisti e non contro il popolo, l’abbiamo avuta nella giornata di oggi. I boliviani scesi in piazza per difendere la democrazia e la legittima vittoria di Evo Morales si sono trovati a fronteggiare le forze di sicurezza boliviane oltre che le squadre d’assalto fasciste dei golpisti.

A El Alto, la polizia boliviana ha sparato contro i manifestanti come mostrano queste immagini diffuse da Alba Tv.

Sempre da El Alto arriva un’altra testimonianza diffusa tramite Twitter da Larissa Costas: «Tristemente stiamo vedendo come la polizia sta sparando alla popolazione…», il giovane che documenta quanto avviene denuncia che sono numerosi i feriti nella città di El Alto. Evidenziando che questo avviene a causa dei «bastardi che stanno vendendo la Patria». Questa è la «democrazia» che difendono alla CNN.

Le ultime parole citate del ragazzo boliviano che da El Alto documenta la repressione contro il popolo ci porta a una necessaria riflessione. Di fronte a quanto accade in Bolivia, con il fascismo che avanza verso il completamento del golpe, dove sono finiti gli autoproclamati antifascisti in Italia? Forse lo sono a giorni alterni? Oppure lo sono in base alla collocazione geografica del fascismo?

Quanto avviene in Bolivia, la vera e propria caccia all’uomo in atto sin dall’inizio dell’escalation golpista, volta ad annichilire il MAS, dovrebbe sdegnare chiunque faccia professione di antifascismo. Purtroppo non è così. Gli stessi che hanno celebrato l’avvento della ‘democrazia’ in Europa Orientale dopo la caduta del Muro di Berlino, adesso tacciono.

Quando le forze del fascio-liberismo abbattono un ‘pericoloso’ governo di segno socialista, come quello di Evo Morales riuscito a rendere il paese più povero dell’America Latina in quello più dinamico e con la maggiore crescita economica della regione, per lorsignori è sempre un fatto positivo. Anche se non possono dirlo apertamente. Quindi cincischiano, preferiscono il silenzio, oppure puntano sui cosiddetti errori di Evo Morales. Che resta pur sempre un indigeno, sindacalista e per giunta antimperialista. Imperdonabile.

La Bolivia segna uno spartiacque. Chi non condanna il golpe e non si schiera a favore di Evo Morales e della democrazia non può parlare di antifascismo.

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