di Vincenzo Brandi*
La recente manifestazione “pacifista” svoltasi a Roma il 25 gennaio, a Piazza dell’Esquilino, ha lasciato uno strascico di polemiche che hanno intasato le reti dell’informazione (ma non certamente i media che l’hanno semplicemente ignorata). Cerchiamo di fare chiarezza procedendo con ordine.
Una giornata di protesta internazionale per il giorno 25 era stata indetta da organizzazioni pacifiste statunitensi in risposta al vile assassinio in Iraq del generale iraniano Soleimani, ucciso insieme al comandante delle milizie irachene che avevano sconfitto l’ISIS, ed ai loro stretti collaboratori. Ricordiamo che Soleimani, considerato un eroe in Iran e da larga parte delle popolazioni in altri paesi del Medio Oriente, era stato il coordinatore e lo stratega di tutte le forze che avevano combattuto contro l’ISIS ed altre formazioni terroristiche in Siria, Iraq, Libano, riuscendo a mantenere l’unità e la sovranità di quei paesi minacciati da attacchi esterni e dalla sovversione interna alimentata da Israele, USA, Turchia, Arabia Saudita, Qatar, e da vari altri governi filo-imperialisti dell’area. L’assassinio, seguito alla denuncia da parte USA dell’accordo sul nucleare iraniano, aveva portato il Medio Oriente, e forse il mondo intero, sull’orlo di una guerra devastante, evitata grazie anche alla moderazione ed al sangue freddo delle autorità iraniane.
L’iniziativa della manifestazione del 25 in Italia è stata - però - abilmente tolta dalle mani dei movimenti pacifisti italiani più coerenti ed antimperialisti – come il Comitato contro la Guerra di Milano, No War, i Cittadini USA per la Pace e la Giustizia, ma anche Rete dei Comunisti, PCI, ecc.) che avevano già indetto delle prime manifestazioni al centro di Roma e di Milano e sotto l’Ambasciata USA. Un Appello è stato sottoscritto da una miriade di associazioni a forte influenza PD e cattolico-moderata (come ACLI, ARCI, Assopace, Beati Costruttori di Pace, Tavolo della Pace, CGIL, FIOM, ANPI, ecc.), nonché da ONG, come Un Ponte Per, che da anni si sono votate ad un’azione di fiancheggiamento alle politiche dei vari governi italiani, che le finanziano ampiamente.
Nell’Appello dal titolo: “spegniamo la Guerra, accendiamo la Pace”, accanto a giuste e ovvie richieste come quella di non usare la basi USA-NATO in Italia per azioni unilaterali di guerra, di vietare la vendita di armi a paesi belligeranti, di rinunciare all’acquisto degli F-35, ecc., si riscontrano evidenti ed inaccettabili ambiguità che prefigurano l’indirizzo che poi sarà dato alla manifestazione, indirizzo di senso del tutto opposto a quello antimperialista contenuto nel precedente appello internazionale. Infatti si denunciano esplicitamente “ingerenze iraniane in Iraq”; si denuncia l’azione di “potenze regionali e globali che si contendono con la guerra le zone di influenza sulle popolazioni locali”, mettendo sullo stesso piano le aggressioni USA-israeliane e saudite (aggressioni dirette ma anche indirette con l’uso di bande mercenarie prezzolate e sovversione interna), con il tentativo finora riuscito di Iran, Russia, con la Cina sullo sfondo, di salvare l’indipendenza e la sovranità dei paesi attaccati; si parla di solidarietà con i tentativi di sollevazioni in atto a Baghdad, Teheran, Beirut, Algeri, Damasco, Cairo, accreditandoli come reali moti popolari, e non come chiari tentativi di rivoluzioni “colorate” indotte dall’esterno dai servizi segreti e dalle ONG Occidentali, come quelle riuscite in Jugoslavia, Libia, Ucraina, Georgia, Bolivia, e finora fallite in Venezuela, Iraq, Siria, Egitto, Algeria, Hong Kong, ecc. ; si parla di “regimi teocratici e militari – comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani …” che praticherebbero “repressione, torture, corruzione”, con chiaro riferimento ai governi di Iran, Siria, Egitto, Algeria, ecc., avvallando di fatto la versione statunitense sull’assassinio degli importanti esponenti della Resistenza iraniana ed irachena.
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