L'OPCW accusa Damasco di aver usato armi chimiche nel 2017. Che credibilità ha un organismo che smentisce i suoi esperti?


In tempi di pandemia, altre notizie non trovano spazio. Eppure quella di ieri era davvero succulenta per coloro che da anni fomentano la guerra per il regime change in Siria e per accusate il Presidente siriano di ogni nefandezza contro il suo popolo. Infatti, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha pubblicato ieri un nuovo rapporto nel quale accusa le forze armate siriane di usare armi chimiche all'interno del Governatorato di Hama nel 2017.

Non vogliamo andare nel dettaglio del rapporto, e nemmeno pubblicarvi le reazioni di Siria e Russia. Il problema è un altro. Un'organizzazione che contraddice se stessa e i suoi esperti è ancora credibile? In verità ad essere poco credibile è tutta l'organizzazione delle Nazioni Unite, il tema delle sanzioni è un chiaro esempio.

Riguardo la Siria, dal 2016, sono emersi diversi rapporti come quelli pubblicati ieri che accusavano Damasco di aver usato armi chimiche. Eppure la stessa organizzazione il 4 gennaio 2016 assicurò la "completa la distruzione di tutte le armi chimiche dichiarate dalla Repubblica araba siriana".

Si potrebbe obiettare su quel 'armi chimiche dichiarate', ma Damasco già precisò all'epoca che alcuni depositi di questo tipo di munizioni erano nelle zone controllate dai sedicenti "ribelli moderati" nelle province a nord ovest del paese arabo, Quindi, su chi potrebbe averle usate potreste avere già un'idea.

La pietra della scandalo che getta pesanti ombre sull'operato dell'Opcw è la vicenda del 14 maggio 2019 quando un'indagine di un gruppo di studiosi britannici sulla base delle relazioni dell'Organismo ONU, concluse che il presunto attacco chimico sul villaggio siriano di Douma, zona rurale di Damasco, del 7 aprile 2018, era stato una messa in scena.

I Co-autori del nuovo rapporto Paul McKeigue, David Miller e Piers Robinson basarono le loro conclusioni "sull'analisi tecnica" degli esperti dell'organismo ONU, dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, OPCW, condotta in tutto su "due cilindri cloro visti in due luoghi diversi" nella città siriana. In pratica, i 3 esperti sostennero che i cilindri con il cloro erano stati posizionati già all'interno dell'edificio colpito e non sganciarti da un aereo.

Questa valutazione tecnica non fu inclusa nel rapporto finale dell'OPCW sul presunto bombardamento chimico, secondo il gruppo di Lavoro, che lo diffuse nel suo sito web insieme alla sua valutazione preliminare.

Lo scorso dicembre Wikileaks rincarò la dose: I nuovi documenti, pubblicati lo scorso 15 dicembre minarono definitivamente il rapporto finale dell'OPCW sull'attacco attribuito al governo siriano. Chiave risultò anche la testimonianza di Iam Anderson ex ispettore dell'OPCW.

Su queste rivelazioni alcuni giornalisti coraggiosi che tentarono di dare risalto alla notizia furono costretti a dare le dimissioni, come Tareq Haddad che accusò Newsweek di "sopprimere" il suo tentativo di raccontare come grazie un email fatta filtrare sia stato messo in dubbio il risultato dell’indagine condotta dall'OPCW nell’aprile del 2018 a Douma, in Siria, che avrebbe ucciso decine di civili.

Inoltre, dopo queste rivelazioni sono stati denunciati tentativi di intimidazione e di discredito dei funzionari da parte dell'OPCW che avevo messo in dubbio il report finale sull'attacco di Douma.

Alla luce di tutto questo, l'ultimo rapporto dell'OPCW quale credibilità può avere se fino a ieri praticamente è stato questo il modus operandi? Il ruolo di questo organismo serve a dare una giustificazione a posteriori e chissà anche futura, a bombardamenti come quelli realizzati da USA, Francia e Gran Bretagna nel 2017 e 2018 contro la Siria?

Cari lettori, a voi le conclusioni...

La Redazione

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