Covid-19: il dramma della gestione scellerata della sanità lombarda e la beffa di dover pagare cifre assurde per i funerali



di Agata Iacono

Non solo il dolore.

Non solo il dramma della gestione scellerata della sanità lombarda.

Anche la beffa di dover pagare cifre assurde per funerali che non ci sono mai stati, in un momento di tragedia anche economica, per i parenti delle vittime di covid19 in Lombardia.

Nata dal bisogno di raccontare e condividere la propria esperienza la pagina Facebook "Io denuncio" raccoglie le storie più drammatiche di chi sta vivendo questa tragedia nella tragedia.

Se la denuncia che segue non fosse purtroppo drammaticamente vera, potrebbe far parte di un inedito capitolo de "La cappella di famiglia" di Camilleri.

"Duecento euro per il ‘kit infettivo’, cioè per mascherine e guanti utilizzati dai necrofori, 950 euro per un funerale che non c’è mai stato e 560 euro per l’’uscita della salma dal Comune di Milano’. Tre voci comprese nella nota spese firmata dalle pompe funebri - totale 4500 euro compresa la cremazione – che fanno arrabbiare Mara ed Elisabetta Bertolini, figlie di Carlo, morto a 75 anni col coronavirus l’8 marzo a Cremona.

“È successo anche ad altre persone che conosciamo, i cui cari sono morti in ospedali tedeschi, a cui sono stati applicati anche prezzi più alti. Sono scioccati come noi. Chiediamo alle istituzioni di farsi carico di queste spese – spiegano all’AGI - questo è un conto decisamente salato e ci sentiamo lasciati soli, come tanti altri, a pagare le lacune di uno Stato che decide per te e in più ti restano da pagare i danni di una tragedia che neppure nei tuoi peggiori incubi avresti pensato potesse accadere”.

“Papà – racconta Mara – era ricoverato all’ospedale di Cremona e poi è stato trasferito al Niguarda di Milano. Lì un medico ci ha detto che era subentrata un’insufficienza renale e la situazione era molto grave, così, in via eccezionale, ci è stato consentito di andare a vederlo da fuori, a venti metri di distanza. Potevamo solo supporre che ci fosse anche lui assieme alle altre 4 persone ricoverate, impossibile riconoscerlo. Due giorni dopo siamo stati chiamati dalla camera mortuaria del Niguarda che ci chiedeva cosa fare della salma. Siamo rimasti allibiti, nessun medico ci aveva ancora comunicato il decesso”.

A quel punto, i familiari di Carlo si sono appoggiati a un’agenzia di Cremona, quella che poi ha recapitato il 'conto', e a una di Milano per riavere il corpo del congiunto che poi è stata cremato molti giorni dopo, il 20 marzo. “Quello che contestiamo – sottolinea Mara – sono quelle tre voci. Non c’è stato nessun funerale e, da quello che sappiamo, i kit per i necrofori consistevano solo in mascherina e guanti, 200 euro mi sembra una somma assurda. Ho scritto alla Regione Lombardia ma non ci ha risposto nessuno”. Anche Laura Fioroni è una donna che ha perso il padre. Su Facebook ha pubblicato la ricevuta da quasi 2mila euro. "Dopo avere scoperto che lo hanno portato via coi camion militari - scrive - dopo un funerale inesistente...Questo è il conto delle pompe funebri".

“Cosa ci resta di nostro padre oltre al ricordo? – si domanda Elisabetta Bertolini – Un’urna delle ceneri appoggiata sopra il mobile della tv alla quale hai adagiato un piccolo riconoscimento da commendatore. E poi un conto amaro da pagare di cui 1710 euro sono a carico per poter ritirare la salma di tuo padre, per fare in modo che a quel dolore di saperlo disperso fino all’ultimo subentrasse la consapevolezza di rivederlo tornare a casa in qualche modo”.

Secondo Philippe Ariès (Storia della morte in Occidente) la morte è il grande vero tabù dei nostri tempi, che toglie dignità a chi muore e a chi partecipa a questo momento fondamentale della vita individuale e sociale.
Chissà cosa avrebbe scritto Ariès studiando i cimiteri del post coronavirus?

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