Vincerà la Cina


di Fausto Anderlini



Vincerà la Cina. Grande potenza. Perchè la legge bronzea delle oligarchie ha un fondamento fattuale. Non è questione di preferenze etico-filosofiche. Ma di modi di selezione delle classi dirigenti.

I dati reali, come le risposte alla sfida pandemica, lo dimostrano. Un sistema oligarchico di partito unico innervato su basi ideologiche, esattamente come la chiesa cattolico apostolico romana, difficilmente mette alla testa del sistema un cretino o un balordo.

Gli uomini di Stato non si improvvisano.

Le democrazie occidentali sono stati sistemi efficienti sino a che è perdurata una solida articolazione per partiti politici capaci di integrazione sociale, organizzazione, radicamento di weltanschauung.

Producendo forti oligarchie conflittuali nella politica ma convergenti nel sostegno allo Stato, cioè nella legittimazione del sistema. Cioè sino a che il tecno-liberismo non ne ha neutralizzato le componenti portando infine al potere, per reazione ad esso, leader populisti pseudo-carismatici. Circondati non da oligarchie responsabili ma da cricche particolaristiche e da comprimari di bassa levatura.

Leader dominati dall'emozionalità, dall'immediatezza, dall'estemporaneità. Inetti nel pensiero strategico e senza una oligarchia di controllo a contorno In questo effettivamente rappresentativi, in via immediata, di un popolo stressato dall'alienazione, privo di guide e perciò sottomesso alle cure della plutocrazia mediatica. Insomma se si mettono a confronto Xi Jinping, da un lato, e Trump, Boris Jhonson o Bolsonaro c'è uno smesso abissale.

E prima di Xi, e dopo Mao la Cina è stata guidata da Deng, Jiang Zemin, Hu Jintao. Mai un imbecille. Uomini potenti, ma espressione di una classe dirigente di partito. Senza una classe politica di partito la democrazia è destinata a morire, trasformandosi in una democratura inefficiente, impulsiva, istrionica e fanciullesca. Il fascio-avan-spettacolo. .

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