Sulla morte di George Floyd il marchio di Israele

L’immagine del poliziotto a Minneapolis che schiaccia col suo ginocchio il collo del cittadino afroamericano George Floyd provocandone la morte ha causato indignazione globale e violenti disordini negli Stati Uniti. «I can’t breathe», le disperate parole pronunciate da Floyd all’agente, uno degli slogan usati dai manifestanti stufi di vedere come sia ancora troppo facile morire negli Stati Uniti per il solo fatto di essere neri o semplicemente poveri.

La tragica morte di George Floyd richiama alla mente i soprusi che quotidianamente si trovano a subire i palestinesi costretti a vivere sotto l'occupazione militare a Gerusalemme est e in Cisgiordania occupata, i peggiori eccessi del genere visti negli Stati Uniti di recente, sono un evento quasi quotidiano evidenzia l'emittente TRT World.

Per questo tanti palestinesi dopo la morte di Floyd hanno tracciato dei parallelismi con le simili azioni che compiono le forze di occupazione israeliane.

“La stessa cosa accade in Palestina ma il mondo sceglie di ignorarlo”, ha scritto su Twitter l'atleta palestinese Mohammad Alqadi. Il messaggio è accompagnato dalle foto di soldati israeliani che bloccano i palestinesi a terra con le ginocchia sul collo o sulla testa.

Le somiglianze non finiscono qui, poiché alcuni attivisti hanno tracciato parallelismi tra il modo in cui la polizia nordamericana reprime le proteste seguite alla morte di Floyd e la brutalità con cui Israele affronta le proteste a Gaza.

Addestramento della polizia statunitense in Israele

Forse le forze di polizia statunitensi stanno solo applicando le tattiche di repressione apprese dai veri ‘campioni’ mondiali in questo ambito?

Amnesty International ha avvertito che centinaia di dipartimenti di polizia si sono addestrati in Israele insieme a ufficiali militari, che "hanno accumulato violazioni documentate dei diritti umani per anni".

Il gruppo per i diritti nota che uno dei dipartimenti coinvolti nella formazione, il Dipartimento di Polizia di Baltimora, è stato citato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per "diffuse violazioni costituzionali, applicazione discriminatoria e cultura delle ritorsioni".

Il gruppo per i diritti ha dichiarato: “Baltimora e altri dipartimenti di polizia dovrebbero trovare partner per addestrarsi su tecniche di de-escalation, su come gestire i cittadini con problemi mentali o malati, sui diritti costituzionali dei cittadini in merito alle riprese e su come rispondere in modo appropriato a coloro che usano non protesta violenta per esprimere le loro opinioni. Israele non è un partner ideale in tal senso”.

L'attivista palestinese Huda Ammori del gruppo Apartheid off Campus ha detto a TRT World che tali legami tra le forze di polizia statunitensi "militarizzate" e l'establishment della sicurezza israeliano eveidenziano la necessità di unità tra afro-americani e palestinesi.

"Stiamo vedendo gli oppressori uniti alla loro formazione, alle loro stesse tecniche. Tra la comunità Black Lives Matter e la comunità palestinese e altre comunità in tutto il mondo, dobbiamo unirci per combattere contro questi sistemi". Ha affermato Ammori.

"Sono gli stessi sistemi di oppressione che stanno colpendo tutte queste comunità... dobbiamo combattere insieme".

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