Non sono bastati 10 anni di guerra e fake news. La propaganda del mainstream torna all'attacco della Siria


La Siria di nuovo al centro dell'attenzione dei nostri media. Per parlare delle conseguenze di una guerra per procura delle potenze occidentali che ha disintegrato un paese? Delle sanzioni che ostacolo la ricostruzione e prorogate anche durante l'emergenza Covid-19, nonostante gli appelli dell'ONU, quanto minimo per escludere l'acquisto di attrezzature sanitarie? Niente di tutto questo.

L'imput è partito dal recente Disinformation and propaganda around COVID-19 redatto dal Gruppo Euvsdisinfo, dove oltre ad accusare Cina e Russia di aver diffuso fake news sul Covid-19, c'è un chiaro passaggio sulla Siria ed Assad, dove si lamenta che il presidente siriano si sia permesso di protestare contro la proroga delle sanzioni anche durante l'emergenza coronavirus.

Contro la Siria, negli ultimi tempi, la morsa si è fatta più stretta. Ai bombardamenti frequenti di Israele, USA e UE hanno inasprito e prorogato le sanzioni come ripicca per non essere riusciti a piegare Assad nonostante quasi 10 anni di guerra per procura.

Gli Stati Uniti hanno istituito il Caesar Act, che andrà in vigore nei prossimi giorni, un pacchetto di ulteriori sanzioni che metteranno a dura prova un paese già devastato, impedendo ancora di più l'acquisto di beni di prima necessità. La Sterlina siriana è ormai in caduta libera. Chi aiutava la Siria, ad esempio l'Iran con forniture di petrolio, è allo stesso tempo colpita da feroci sanzioni degli USA.

A raccogliere per primi l'appello dell'Euvsdisinfo è la nostrana Repubblica, con un articolo pubblicato, oggi. intitolato 'La Siria torna in piazza e sfida Assad. Da Idlib alla periferia di Damasco il Paese è allo stremo dopo la guerra'. Un titolo già farcito di menzogne. Nel rapporto si citano i social network "in ebollizione"( uniche fonti e neanche verificate) che pubblicano video di manifestazioni contro "il regime" per la catastrofica situazione finanziaria e di povertà nel paese.





Totalmente ignorato, in questo articolo, il furto di petrolio da parte degli Stati Uniti, nelle aree a nord est della Siria, lasciando a secco di combustibile il resto del paese, fondamentale non solo per le auto ma per far funzionare industrie, scuole, ospedali.

Da precisare che le sanzioni riguardano solo le aree controllate dal governo siriano, le zone controllate dai curdi sono escluse, come ha riferito il 24 maggio scorso, l'inviato USA, William Roback.

Il titolo di questo articolo è allo stesso tempo surreale. Si cita Idlib, ma questa città non è sotto il controllo del governo siriano. Magari protestano contro coloro che controllano questo territorio, Al Qaeda e milizie "ribelli"e pro Turchia. Chi lo sa, se il media degli Elkann se ne è accorto.

Inoltre, nella foto dell'articolo, c'è una didascalia che parla di proteste a Sweida, dove proprio ieri c'è stata una manifestazione contro le sanzioni USA e a favore del governo.





Non vogliamo escludere che ci sia malcontento, ovvio per una popolazione che vive da anni di indicibili sofferenze, causate dalle interferenze straniere, con guerre e sanzioni, ma in Siria, si scende in piazza per altre ragioni, che Repubblica e altri media si guardano bene dal riferire.

Vediamo quali sono. Ecco vari esempi.

Nel nord est della Siria, nei villaggi a nord est del paese arabo da diverso tempo la popolazione insieme all'esercito siriano è sempre più insofferente per la presenza dell'occupante statunitense ed i suoi furti di petrolio.





In queste zone controllate dalle 'Forze democratiche siriane', la popolazione protesta da diversi giorni contro la cattiva amministrazione delle milizie a guida curda appoggiate dagli USA.







A proposito di manifestazioni contro Assad, i siriani stanno scendono in piazza, ma per protestare contro le sanzioni di USA e UE e in appoggio al governo. Queste manifestazioni non sono state minimamente citate da Repubblica.

Deir Ezzor



Homs






La Siria non si è piegata, ma l'occidente non si arrende ed ha rimesso in campo la sua avanguardia, ovvero il suo apparato mediatico, per realizzare i suoi scopi.

Riteniamo che sia indegno che i media ignorino di evidenziare come le sanzioni sia uno strumento barbaro e vigliacco che colpisce solo la popolazione nei suoi beni essenziali.

Si torna alla carica contro la Siria, rilanciamo insieme a voi la nostra battaglia contro le sanzioni.


La Redazione

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