Usa, Nato e Polonia. Le provocazioni della Nato ad un nuovo pericoloso livello

di Mauro Gemma per Marx21.it



In un recente articolo abbiamo evidenziato il ruolo della Polonia quale nazione dell’Unione Europea più di altre impegnata nel sostegno alle politiche imperialiste di pressione militare sulla Federazione Russa, che non hanno subito sostanziali rallentamenti persino nel corso della pandemia.


Circa 4.000 soldati statunitensi hanno partecipato, a partire dal 4 giugno scorso a imponenti manovre militari in Polonia, ha annunciato a Varsavia il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak.


Sono stati coinvolti nelle esercitazioni seimila soldati (di cui duemila polacchi), 100 carri armati, oltre 230 veicoli da combattimento, l’artiglieria pesante, e i sistemi missilistici e aerei.


Secondo il ministro polacco, l'obiettivo principale di queste manovre militari è quello di aumentare la preparazione strategica e la capacità di un rapido dispiegamento di truppe statunitensi in Europa (esclusivamente in funzione dell’ulteriore accerchiamento militare della Federazione Russa, aggiungiamo noi).


Gli effetti della pandemia Covid-19 in Polonia (paese che tuttora non ha raggiunto il picco dei contagi) hanno ritardato l'avvio delle esercitazioni che prevedevano il coinvolgimento di altri paesi della NATO e che erano state programmate per i mesi precedenti (con il supporto logistico anche dell’Italia).


"Naturalmente, la pandemia ha cambiato in parte i nostri piani, ma la cosa principale è che ci siamo adattati rapidamente alla nuova situazione", ha dichiarato il ministro alla vigilia delle manovre, che hanno avuto luogo nel poligono Drawsko Pomorskie, nella Polonia nord-occidentale.


Mariusz Blaszczak ha ringraziato il comando delle forze statunitensi per avere consentito all'esercito statunitense “di essere qui ad addestrarsi con noi, nonostante i problemi che tutti devono affrontare".


Contemporaneamente allo svolgimento di queste manovre, non sono mancate altre provocazioni ai confini della Russia, che hanno coinvolto anche altri paesi della NATO.


Le navi russe e le apparecchiature di sorveglianza appartenenti alla flotta del Nord hanno monitorato i movimenti della fregata francese Aquitania nel Mare di Barents, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo.


L'incursione della nave francese, con missili da crociera con una gittata di mille chilometri, rappresenta la seconda operazione in meno di un mese di navi da guerra della NATO in quel mare, a nord della Norvegia e della Russia, evento che non si verificava dagli anni '80, quando ancora esisteva l’Unione Sovietica.


All'inizio di maggio, tre navi da guerra statunitensi, dotate di sistemi antimissile, e una fregata britannica hanno fatto il loro ingresso nel Mare di Barents, dove sono state seguite da vicino da mezzi navali russi.


Qualche giorno fa, il vice capo di stato maggiore delle forze armate russe, il colonnello generale Serghei Rudskoi, ha rivelato che i comandi della NATO hanno giustificato queste manovre nel Mare di Barents come un’operazione destinata ad intercettare i razzi balistici russi.


Le navi statunitensi hanno eseguito le manovre insieme a navi norvegesi, con la partecipazione di un sottomarino atomico e un aereo spia del Pentagono.


Rudskoi ha denunciato il costante aumento delle esercitazioni della NATO in aree vicine ai confini della Russia, nonché i voli di aerei spia e di bombardieri statunitensi ai margini dello spazio aereo russo nel Mar Baltico e nel Mar Nero.


Il comando russo ritiene che uno dei principali obiettivi di queste provocazioni sia spiare l'enclave di Kaliningrad, dove si trova il quartier generale della flotta del Mar Baltico, e la penisola di Crimea, parte integrante della Federazione Russa dopo il referendum del marzo 2014.


C’è da registrare anche che Mosca ha chiesto agli Stati Uniti di sospendere le provocazioni, specialmente nel momento in cui il mondo si trova ad affrontare la pandemia di Covid-19, e ha proposto a Washington, con un gesto di buona volontà, di ridurre il più possibile le manovre militari, allontanandole dai confini di altri stati.



Naturalmente, l’amministrazione USA non si è degnata neppure di rispondere.

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