Perché l'Olanda prova a destabilizzare la Bielorussia?

Destabilizzazioni occidentali in Bielorussia in vista delle prossima elezioni presidenziali? Questo è quanto paventa la giornalista indipendente Sonja van den Ende su One World.

«La Bielorussia è ‘l’ultima risorsa’ per l'UE e la NATO decise ad espandersi e avvicinarsi alla Russia. Il popolo bielorusso ha una maggiore affiliazione con la Russia attraverso la sua lingua e cultura e non dovrebbe essere accecato dall'UE. L'UE rende le persone più povere e le multinazionali più ricche. La Bielorussia è diventata il nuovo obiettivo nella guerra ibrida».

Segnatamente viene segnalata come molto attiva l’Olanda, decisa a sostenere alcuni candidati di opposizione al presidente Lukashenko.

Sì, avete capito bene. Si tratta della stessa ‘frugale’ Olanda che in seno all’Unione Europea si oppone a qualsiasi stanziamento economico che possa andare a risollevare le sorti dei popoli europei colpiti dal Covid e la conseguente crisi economica.

Evidentemente certe convinzioni ideologiche cadono quando in ballo ci sono i ben noti interessi euro-atlantici e l’espansione aggressiva della NATO sempre più a ridosso della Russia.

In particolare, l’Olanda, sostiene i candidati Babariko e Tsikhanouski.

Babariko è il principale candidato presidenziale alle prossime elezioni del 9 agosto 2020. L'ex banchiere Babariko è visto come il più grande sfidante dell'attuale presidente Lukashenko, che governa la Bielorussia dal 1994. I media olandesi evidenziano in maniera dispregiativa che la Bielorussia è conosciuta come l'ultima dittatura in Europa.

Minsk accusa l’ex banchiere Babariko del riciclaggio di 430 milioni di dollari avvenuto quando operava nel settore finanziario. Anche suo figlio trentenne Eduard fu arrestato.

L’altro candidato, il blogger Siarhei Tsikhanouski, è il favorito dell’accoppiata UE/Atlantic Council. I suoi sostenitori hanno organizzato una serie di proteste in tutta la Bielorussia. Secondo Radio Liberty, 20-30 persone sono state arrestate a Homyel, la città natale di Tsikhanouski. È stato arrestato e rilasciato il 20 maggio dal centro di detenzione temporanea di Homyel. Si cerca di tracciare un parallelo tra questo candidato e il blogger russoAleksei Navalny e l'attore ucraino Volodymyr Zelensky, che è diventato presidente dell'Ucraina.

Di sicuro si tratta di tre personaggi utili all’agenda occidentale e per questo godono di buona stampa.

Secondo il sito web olandese Netherlandsandyou.com, lanciato dal Ministero degli affari esteri olandese, "I diritti umani sono una pietra miliare della politica estera dei Paesi Bassi". Per questo il paese frugale per eccellenza ha deciso di assegnare sovvenzioni per un massimo di € 50.000. L'ambasciata olandese si riserva il diritto di concedere sovvenzioni più elevate in casi eccezionali.

Per poter beneficiare di una sovvenzione NFRP - MATRA, i progetti devono mirare alla promozione del processo di sviluppo della Bielorussia in un paese pluralista e democratico sostenendo la creazione di una società civile più forte.

Insomma, il classico scenario ‘dirittoumanista’ dietro cui si nasconde la sempiterna destabilizzazione occidentale di qualsiasi governo non sia funzionale o apertamente contrario alla propria agenda.

Spiega Sonja van den Ende: «Perché una rivoluzione colorata in Bielorussia? Non, ovviamente, per portare la democrazia. La Bielorussia è strategicamente l'unico ostacolo per la NATO e l'UE. La Bielorussia confina con Ucraina, Polonia, Lettonia, Lituania e, naturalmente, Russia. Ciò darà alla NATO e all'UE la possibilità di avvicinarsi ancora "più vicino" alla Russia e di essere in grado di posizionare truppe NATO lungo i suoi confini».

Da notare, infine, sono gli attori coinvolti. UE, governo olandese e Atlantic Council sono i medesimi sempre pronti a stracciarsi le vesti in qualunque tornata elettorale avvenga in Europa nel denunciare presunte ingerenze russe, cinesi, iraniane o venezuelane.

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