La Bielorussia è nel mirino. Quindi ogni situazione o evento, come da prassi consolidata dei media mainstream, viene strumentalizzato al fine di destabilizzare il governo del presidente Lukashenko. Con le conseguenti speculazioni politiche del caso. Insomma, il classico teatrino liberale a cui siamo costretti ad assistere contro ogni governo ad ogni latitudine che osa disobbedire all’agenda imperialista.
L’ultima occasione di propaganda contro la Bielorussia è stata offerta dalla cerimonia per l’insediamento di Lukashenko che, è utile ricordarlo, ha nettamente vinto le ultime elezioni presidenziali raccogliendo l’80% delle preferenze popolari.
La cerimonia è stata definita ‘segreta’, un atto ‘carbonaro’ da celebrare al riparo dalle proteste popolari. Questa l’immagine che media e governi occidentali cercano di accreditare presso l’opinione pubblica.
Da Minsk, il presidente Lukashenko ha replicato a queste speculazioni di bassa lega. “In conformità con le leggi bielorusse, non dobbiamo informare gli Stati occidentali o nessuno per quella questione. Questo è un affare interno del nostro paese. I critici si lamentano principalmente della segretezza. Sapete, circa 2.000 persone, compresi i militari, sono state invitate a partecipare alla cerimonia di inaugurazione. Difficilmente si può definire un evento segreto”.
Particolari reprimende alla Bielorussia sono arrivate dai paesi vicini. Non proprio un modello di apertura e ‘democrazia’, finanche nel senso liberale del termine. Questa la risposta di Lukashenko: “I vicini vengono da Dio, non li scegliamo e dobbiamo vivere uno accanto all'altro ed essere amici gli uni con gli altri. Ma si scopre che non è sempre così. Sapete quale posizione hanno assunto i paesi vicini, in particolare la Polonia - ha affermato il presidente - per quanto riguarda l'inaugurazione di ieri, ci sono state amarezze o critiche per il fatto che non abbiamo informato polacchi, lituani, ucraini, cechi e altri dei nostri piani sull’evento”.
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