La Sony e il produttore di chip Kioxia vogliono riprendere le forniture ad Huawei, nonostante sanzioni Usa


Rischiando di affrontare enormi perdite a causa delle pesanti sanzioni statunitensi su Huawei, i fornitori giapponesi Sony e il produttore di memorie per computer Kioxia hanno richiesto una licenza statunitense per continuare a fare affari con il gigante tecnologico cinese.

Le due società non hanno ancora ricevuto l'approvazione delle autorità statunitensi, ha riferito oggi Nikkei, senza approfondire quando sono state presentate le domande.

Se non riescono a vincere la licenza, entrambe le società dovranno affrettarsi per colmare il vuoto lasciato dalla perdita di vendite al produttore cinese di apparecchiature di telecomunicazione.

Huawei è il secondo acquirente più grande dei sensori di immagine di Sony per smartphone dopo Apple, rappresentando circa il 20% delle vendite. La perdita di un cliente così grande si aggiungerebbe alle conseguenze della pandemia, che ha colpito duramente la divisione sensori di immagine di Sony.

Il mese scorso, il secondo più grande produttore di chip di memoria flash al mondo, Kioxia - precedentemente noto come Toshiba Memory Holdings - ha avvertito che le restrizioni statunitensi rivolte a Huawei potrebbero comportare un eccesso di offerta nel mercato dei chip di memoria, facendo scendere i prezzi.

Più tardi, a settembre, Kioxia ha annunciato che stava ritardando un'IPO a lungo attesa, che quest'anno avrebbe dovuto diventare la più grande sulla borsa di Tokyo. Il produttore non ha menzionato Huawei nella sua dichiarazione, ma ha spiegato che la decisione era dovuta alla volatilità del mercato azionario causata dalla pandemia.

Sebbene entrambe le società abbiano rifiutato di commentare la notizia all'agenzia Reuters, non sono le prime dalla lunga lista di fornitori di Huawei a cercare di aggirare le restrizioni che vietano alle aziende di vendere prodotti realizzati con tecnologia statunitense a Huawei senza una licenza speciale. Ad esempio, il produttore di chip Intel ha già ottenuto tale autorizzazione dal governo degli Stati Uniti, a settembre. Si ritiene che alcune altre società tecnologiche stiano ancora aspettando l'approvazione, come Samsung e SK hynix della Corea del Sud, oltre a Qualcomm e il principale produttore di chip cinese SMIC.

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