Vietato criticare Biden! Glenn Greenwald lascia l'Intercept da lui stesso fondato


di Francesco Corrado


La notizia è molto importante perché ci da con chiarezza l'idea di cosa stia succedendo davvero negli Stati Uniti da quattro anni a questa parte.

Glenn Greenwald, avvocato costituzionalista, ha iniziato la propria attività di giornalista con un blog in cui si trattava soprattutto di questioni attinenti alla sicurezza nazionale. E' stato commentatore per il Guardian e per Salon ed è una delle voci più autorevoli del giornalismo di sinistra negli USA.

Ha vinto il premio Pulitzer e non solo. Nel 2014 ha fondato l'Intercept insieme a Laura Poitras e Jeremy Scahill. Cosa è successo e cosa succede più in generale nella stampa USA? Lo spiega direttamente Greenwald in un'intervista alla FOX.

"Gli editori dell'Intercept, violando i miei diritti contrattuali e la libertà editoriale, hanno censurato un articolo che ho scritto questa settimana, rifiutando di pubblicarlo a meno che io non rimuovessi tutte le parti che criticano il candidato alle presidenziali del Partito Democratico Joe Biden, il candidato veementemente supportato da tutti gli editori di stanza a New York che sono coinvolti in questo sforzo censorio.


Ho creato l'Intercept nel 2013 perché mi rendevo conto che c'erano molte restrizioni imposte ai giornalisti e alle nostre possibilità di riportare liberamente al pubblico fatti che contrastavano la narrazione del governo o dei centri di potere. L'Intercept è stato fondato proprio per garantire a chi ci lavora la completa indipendenza giornalistica, senza la necessità, per i suoi giornalisti di dover fare favori a questo o quel politico per via della vicinanza politica tra un l'editore ed un partito. Per questo è così straordinario che la redazione di un giornale da me co-fondato, che è stato costruito sulla mia reputazione e credibilità e sui miei successi giornalistici, sia intervenuta, sei giorni prima di un'elezione, per non farmi pubblicare notizie ed analisi su fatti, oramai provati, che fanno sorgere legittimi dubbi sulla condotta politica del candidato che loro supportano veementemente ed entusiasticamente.

L'Intercept è stato per qualche tempo una pubblicazione unica perché il nostro scetticismo (legittimo anzi obbligatorio) nei confronti degli apparati dello stato, le cui azioni abbiamo sempre sottoposto a verifica, ha attirato gli attacchi della CIA e dell'NSA. Hanno attaccato tutti noi ma soprattutto me, i miei report e le mie fonti, ma nel tempo abbiamo avuto ragione: sapevamo ed abbiamo dimostrato che hanno mentito in modo sfacciato ed indecente ai cittadini. E se c'è una cosa che mi fa rabbia è che il giornale che ho fondato (con altri due), l'unico articolo che ha pubblicato su tutti questi documenti emersi su Joe Biden, oltre al mio che criticava la censura di Facebook e Twitter, si è limitato a liquidare tutta questa storia come qualcosa a cui non prestare attenzione dato che si trattava di disinformazione di matrice russa, citando come fonte una lettera di John Brennan, James Clapper e altri feroci personaggi dell'NSA e della comunità dell'intelligence, il tutto nonostante la lettera stessa informasse che non avevano minimamente le prove di quanto asserivano. Ma nell'articolo il fatto che non ci fosse nessuna prova veniva escluso. Cioè quelli dell'Intercept hanno citato una lettera di membri dell'inteligence cercando di convincere i lettori che lo scoop del New York Post fosse disinformazione russa, nonostante le loro fonti ammettessero che di prove non c'era nemmeno l'ombra. Nel frattempo peraltro è diventato chiaro che le mail sono autentiche (insieme alle migliaia di foto intime) e che nessuno, nemmeno Joe Biden, si è sognato di dire che le mail scoperte nel computer del figlio fossero false. Ma questa è la vera storia degli ultimi quattro anni durante l'amministrazione Trump. Nella sinistra c'è sempre stato un sano scetticismo sulle attività della CIA e altre agenzie, c'era un attivismo pacifista ancora nell'epoca di Cheney e Bush.

Ebbene tutto questo è scomparso. Ed è scomparso perché l'intelligence dal primo giorno della presidenza Trump, prima anche che ci fosse stata l'investitura ufficiale, si è impegnata a sabotare la nuova amministrazione. Così la CIA e gli operativi del deep state sono diventati gli eroi dei liberal di sinistra. E questi presunti liberal, che sostengono il PD, sono entrati in completa sintonia con i neo-con impiantati nel potere da Bush, la CIA, i giganti della Silicon Valley e Wall Street: questa è l'unione di potere che, con i media mainstream, sostiene a spada tratta il PD. E li considero pericolosi dato che sono autoritari e vivono grazie alla censura che riescono a imporre alla popolazione.

In questi anni occupandoci dei report riguardanti il Russiagate ci siamo resi conto che gli strumenti che i servizi di intelligence dovrebbero usare solo all'estero venivano rivolti verso i cittadini USA. Lo stesso avviene con la CIA che addestra persone per utilizzarle per campagne di disinformazione, questo è il loro lavoro: mentono per vivere. Ma queste attività si devono rivolgere, per legge, verso altri paesi, non all'interno degli USA. Prendi qualsiasi canale televisivo o grande giornale e tutto ciò che vedrai sono ex membri della CIA, del DOJ (Departmente Of Justice), dell'FBI, dell'NSA che dicono agli americani a cosa devono credere. Hanno infiltrato i mezzi di comunicazione nazionali e lì svolgono la loro solita attività: fare propaganda e mentire agli americani, ma questa cosa finirà tremendamente male. Indipendentemente da quale sia la tua ideologia."



Per chi ha seguito i lavori della camera dei deputati USA sull'impeachment queste parole sono scontate. Da quando Trump è entrato in carica è stato fatto di tutto per delegittimarlo. Tutta la vicenda del Russiagate è stata un'invenzione dei DEM che avevano da nascondere la totale corruzione del loro apparato che rubò le primarie a Sanders.

La stampa non ha fato altro che mentire e i lavori del parlamento USA, i cui video sono disponibili a tutti, lo dimostrano ampiamente. Questa totale sintonia del PD con i grandi media mainstream, i social media (i cui censori sono di provata fede DEM), i grandi potentati finanziari ed il peggior permanent state di Bush jr, dovrebbe allarmare tutti noi. Questo si. Non un'eventuale secondo mandato di uno che, democratico da sempre, ha trovato nel partito repubblicano, che andava riformato dopo l'orrore di Bush, una piattaforma che i democratici, attualmente irriformabili, proprio non gli avrebbero concesso, come di fatto (basta vedere le primarie di quest'anno), non l'hanno mai concessa nemmeno a Sanders.

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