I cambi al vertice del Pentagono da parte del Presidente Trump, che ha sostituito Marck Esper con Christopher Miller e l'inserimento fra i comandanti militari di Douglas Macregor, anch'egli contrario alla permanenza delle truppe statunitensi in Siria, ha generato illusioni sul ritiro delle truppe di Washington dal paese arabo.
A spegnere gli entusiasmi ci ha pensato il portavoce della cosiddetta coalizione contro l'ISIS-Daesh, guidata dagli Usa, Wayne Marroto, in un'intervista all'agenzia Notizie North.
Marroto è stato chiaro usando uno dei due pretesti per la permanenza in Siria, ovvero la presenza seppur meno forte di prima dell'ISIS. L'altro pretesto è il furto di petrolio, non lo ha detto , ma lo già più volte chiarito Trump. “ Il gruppo terroristico ISIS ha fallito; sono però flessibili e continuano a essere pericolosi per Iraq, Siria e per il mondo intero”, ha dichiarato Marroto. Ed ha aggiunto: “Abbiamo iniziato sei anni fa. Abbiamo avuto diverse fasi e abbiamo sconfitto [ISIS] un paio di anni fa territorialmente ... e ora stiamo collaborando con le [forze di sicurezza irachene], le [forze democratiche siriane] e alcune altre nazioni, e stiamo cercando di creare stabilità qui."
Il portavoce ha fatto chiarezza anche sul numero delle truppe USA nel nord est della Siria: "In questo momento nel nord-est della Siria abbiamo circa 900 membri del servizio degli Stati Uniti lì, e attualmente stanno supportando la [missione per sconfiggere l'ISIS] in Siria."
Infine, in risposta a una domanda sulla situazione dei prigionieri dell'ISIS, il colonnello statunitense ha chiarito che la coalizione o gli Stati Uniti non amministrano nessuna delle carceri del gruppo terroristico e che le forze democratiche siriane sono incaricate di questo compito.
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