Riceviamo e pubblichiamo
di PAPERNEST
Consumi e impatto ambientale di Bitcoin. La moneta virtuale Bitcoin è tornata sulla bocca di tutti negli ultimi mesi del 2020, lasso di tempo nel quale la criptovaluta più famosa del mondo è passata da un valore unitario di $10.000 ad un prezzo di $19.000. Sfiorando il massimo storico raggiunto dalla moneta nel Dicembre del 2017, quando superò per poche ore il muro dei $20.000, facendo collassare molti sistemi di offerta. Andiamo a scoprire come funziona la rete Bitcoin a livello di costi energetici.
Come funziona il processo di Mining e quanto consuma
Una questione di cui però non si parla più tanto come un tempo è quella del consumo energetico che i Bitcoin richiedono per essere “minati”. Il mining è il processo che permette di generare nuovi blocchi della blockchain di Bitcoin, ovvero di inserire definitivamente nel ledger (registro) di Bitcoin una serie di transazioni. Con questa operazione di mining, per cui viene generato in media un blocco ogni 10 minuti, vengono inoltre “stampati” i nuovi bitcoin.
“un nuovo blocco in media ogni 10 minuti”
Questi nuovi Bitcoin generati vengono assegnati come ricompensa al minatore che ha minato il corrispettivo blocco. Minare significa risolvere un complicato algoritmo crittografico per cui servono dei mega computer con una potenza di calcolo molto elevata, e un consumo di energia elettrica spropositato.
Consumo di energia elettrica per minare
Sono lontani i tempi in cui si poteva minare Bitcoin tranquillamente da casa propria con il proprio PC. Oggi per supportare la potenza di calcolo necessaria i minatori hanno riunito le proprie forze in Mining Pools, che sono ora gestiti come società, e sempre localizzati in stati dove il costo dell'energia elettrica è molto più basso.
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