Consiglio di Stato, Covid. Tornano possibili le cure con idrossiclorochina: quante morti si potevano evitare?

L'uso dell'idrossiclorochina come terapia per Covid-19 tornerà finalmente possibile. Lo ha affermato oggi con ordinanza numero 7097/2020 il Consiglio di stato "purché sia prescritta da un medico", si legge nella sentenza che conferma la decisione dell'Agenzia del farmaco di escludere il farmaco dalla rimborsabilità Ssn.

Si rimanda a quest'articolo esaustivo di Marinella Correggia per ripercorrere tutte le tappe della clorochina nella lotta al Covid. Qui basta ricordare che il 2 aprile scorso l’Aifa approvava l’utilizzo off-label di idrossiclorochina per contrastare la Covid-19. Alla fine di maggio, le riviste mediche internazionali The Lancet e New England Journal of Medecine (Nejm) pubblicano uno studio che dimostrerebbe l’inefficacia e gli effetti indesiderati (a livello cardiocircolatorio) del medicinale. 200 scienziati di tutto il mondo sottoscrivono una lettera aperta che indica molti errori in una ricerca affidatasi ai dati, non verificabili, di una compagnia (Surgisphere). Il 3 giugno le riviste si scusano e ritirano la pubblicazione.

Intanto il 26 maggio l’Aifa ha bloccato lo studio del farmaco. E conferma lo stop il 22 luglio. Questo non significa vietarne la prescrizione ma di fatto renderla molto più difficile. Ma i pro-idrossiclorochina non rimangono fermi. Un comitato formato da decine di medici, di base e ospedalieri, alcuni avvocati in rappresentanza di 140 medici depositano un’istanza cautelare al Tar per ottenere la sospensione del provvedimento di revoca all'utilizzo di idrossiclorochina e garantire libertà prescrittiva ai medici senza che si debbano assumere responsabilità personali. In alternativa si chiede l’indicazione di una valida terapia.

Oggi arriva la loro vittoria dal Consiglio di Stato. Si accoglie dunque un ricorso di un gruppo di medici di base contro la nota del 22 luglio 2020 dell'Aifa che vietava la prescrizione del farmaco che si era rivelato molto utile nella lotta al Covid. "La perdurante incertezza circa l'efficacia terapeutica dell'idrossiclorochina, ammessa dalla stessa Aifa a giustificazione dell'ulteriore valutazione in studi clinici randomizzati - si legge nella corposa ordinanza - non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l'irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti".

Quindi il medico torna nelle piene facoltà di prescrivere questo farco di cui il noto medico francese Didier Raoult ne è il paladino e che è stato osteggiato con rapporti farsa forse per la sua eccessiva economicità in una fase in cui le case farmaceutiche hanno milioni di dosi di vaccino da piazzare sul mercato.

Luigi Cavanna, primario di encoematologia all’ospedale di Piacenza, che insieme ai suoi colleghi fin dal mese di marzo ha creato un team per le visite a domicilio le persone ammalate di Covid-19 o sospette tali, ha difeso la terapia di fronte alle contestazioni di un virologo mediaticamente virale: "A Piacenza ho visitato a casa con le cure precoci, facendo ecografia del torace, tamponi, esami ematici, lasciando farmaci basati su idrossiclorochina, secondo linee guida aziendali e regionali, lasciando il saturimetro e poi in controllo in remoto. Con questo modello ho curato personalmente a casa oltre 300 malati, dei quali il 30 per cento con forme severe e un altro 30 per cento con forme moderate. Nessun morto a 30 e a 60 giorni, ricoverati meno del 5 per cento. (…) La mia esperienza e quella di altri medici è di un farmaco molto efficace nella cura precoce".

Anche a Bologna, come attestava una trasmissione di Report dell'agosto scorso, con l’idrossiclorochina sono stati curati i pazienti con ottimi risultati potenziando la medicina territoriale.

Nelle residenze sanitarie assistite francesi, secondo uno studio dell’Ihu, nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento idrossiclorochina e azitromicina per almeno tre giorni si è osservata una riduzione della mortalità (al 15,5%) rispetto a quella di chi non lo ha ricevuto (al 26,4%).

Secondo una serie di studi, riprodotti nella sua interezza sull'AntiDiplomatico da Marinella Correggia, i benefici per i pazienti sono rilevati nel 64% dei casi per il trattamento precoce e e il 26% nelle fasi successive. Il farmaco è utilizzato in miliardi di dosi per altre patologie e fine settembre una estesa ricerca della Società europea di cardiologia conclude che il trattamento con idrossiclorochina per brevi periodi non è associato a ritmi cardiaci letali nei pazienti con Covid-19.

In una metanalisi pubblicata in pre-print il 4 novembre 2020, curata da diversi docenti italiani e riguardante 44.521 pazienti in 26 paesi, l’utilizzo di idrossiclorochina a basse dosi riduce la mortalità fino al 35%. Il professor Pietro Luigi Garavelli, primario divisione malattie infettive all’ospedale di Novara, pioniere delle cure sul territorio, insieme ad altri medici di Milano, Varese e Piacenza, auspica che "presto l’idrossiclorochina ritorni nella piena fruibilità dei medici per non perdere un presidio fondamentale delle cure domiciliari".

"Io ho introdotto quello che avevano fatto i cinesi, l’idrossiclorochina", ricordava spesso Roult. In Cina la mortalità è oggi quasi zero e due domande non possono non scuotere le coscienze di chi ha gestito in modo così drammaticamente fallimentare la pandemia in Italia, in primis il ministro Speranza: con l'utilizzo della clorochina sarebbe imploso il sistema della medicina territoriale? E quanti morti segnati per Covid nel triste bollettino quotidiano italiano si sarebbero potuti evitare?

Per tutti i link degli studi e articoli citati si rimanda qui.

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