USA, Corte Suprema rigetta ricorso del Texas. Trump protesta: «Ci hanno truffato»

12 Dicembre 2020 17:35 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Il presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rigettato il ricorso presentato dal Texas, e sostenuto da altri 21 Stati, riguardo i brogli nelle elezioni che hanno portato ad assegnare la vittoria al rivale democratico Joe Biden, non ci sta e protesta.

"La Corte suprema ci ha deluso. Senza saggezza, senza coraggio!", Ha twittato il presidente, che ore prima aveva mostrato la sua speranza per una decisione positiva del massimo organo giudiziario statunitense.

"Quindi sei il presidente degli Stati Uniti e hai appena superato un'elezione in cui hai ottenuto più voti di qualsiasi altro presidente in carica nella storia, di gran lunga, e presumibilmente hai perso”, ha affermato Trump parlando di se stesso in terza persona.

La decisione dell'Alta corte ha posto fine agli ultimi tentativi di ribaltare i risultati in quattro stati contesi in cui ha perso il presidente in carica, nel tentativo di invertire la tendenza a favore del candidato democratico Joe Biden.

Insomma, la decisione potrebbe aver messo la parola fine a questa travagliata tornata elettorale per gli Stati Uniti d’America.

Secondo i magistrati "il Texas non ha dimostrato un interesse giudiziario riconoscibile [nel] modo in cui un altro Stato conduce le sue elezioni". Hanno anche aggiunto che "tutte gli altri ricorsi pendenti sono respinti in quanto inammissibili".

Secondo la mozione presentata dal procuratore generale del Texas Ken Paxton (repubblicano), gli stati di Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin "hanno sfruttato la pandemia Covid-19 per giustificare l'omissione di leggi elettorali federali e statali e l'approvazione illegale di modifiche dell’ultimo minuto, alterando così i risultati delle elezioni generali del 2020".

L'alto funzionario ha affermato che i quattro stati hanno violato la Costituzione del paese e ha chiesto alla Corte Suprema di impedire ai rispettivi rappresentanti di votare al collegio elettorale, che prevede di incontrarsi a tale scopo il 14 dicembre.

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