Con la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti si conclude la battaglia legale dei repubblicani per ribaltare il risultato delle elezioni, che Trump si rifiuta di accettare, ma inasprisce seriamente la contesa politica con i democratici.
Trump, in risposta alla sentenza, ha pubblicato un video in cui descrive i risultati come fraudolenti e invita i suoi seguaci a chiamare i loro rappresentanti nei parlamenti statali in modo che il 14 dicembre, quando il Collegio elettorale si riunisce diano il voto a lui e non a Biden.
I delegati si riuniranno lunedì nelle capitali degli Stati in un clima di massima tensione e minacce (nel Michigan è stato offerto loro di farsi scortare dalla polizia per entrare nell'edificio) per confermare la vittoria del candidato democratico già vice di Obama.
Il caso Texas vs. Pennsylvania ha acquisito negli ultimi giorni un alto profilo politico. Altri 17 Stati avevano deciso di sostenere il ricorso texano.
In serata, udita la sentenza, il Partito Repubblicano del Texas ha risposto con minacce secessioniste: “Forse gli Stati che obbediscono alla legge dovrebbero unirsi e formare un'unione di Stati che obbediscono alla Costituzione”. Gli avvocati repubblicani di altri Stati, che si definiscono rappresentanti della ‘Nuova California’ e del ‘New Nevada’, hanno presentato le proprie note a sostegno della mozione del Texas.
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