Giorno della Memoria. L'UE sponsor di fascismi e neo-nazisti nel mondo è credibile?

27 Gennaio 2021 15:39 Fabrizio Verde

Ogni anno il 27 di gennaio si celebra il Giorno della Memoria. Una ricorrenza dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche guidate dal maresciallo Ivan Konev arrivarono nella città polacca di Auschwitz, scoprendo così l’orrore del campo di concentramento e liberando i superstiti. Grazie alla scoperta di Auschwitz fatta dall’Armata Rossa il mondo constatò per la prima volta l’orrore del genocidio compiuto dai nazifascisti.

In questa giornata di commemorazione abbonda la retorica in seno all’Unione Europea. I principali dirigenti tendono a presentare il blocco comunitario come una risposta alla barbarie nazifascista. Da qui gli appelli - giustissimi - ad impedire che tali orrori possano ripetersi in futuro e mettere al bando le malsane ideologie che hanno portato all’orrore dei campi di concentramento.

Anche in questo caso si tratta di appelli sacrosanti. Peccato però che l’Unione Europea poi non agisca in coerenza con quanto solennemente afferma in questa giornata.

Perché l’Unione Europea non condanna fermamente neofascisti ed estremisti a ogni latitudine? Anzi, questi in determinati paesi vengono utilizzati come testa d’ariete contro governi ritenuti scomodi da Bruxelles e da chi controlla il complesso della politica nel Vecchio Continente: ossia, l’inquilino della Casa Bianca in quel di Washington.

Di tali cattivi esempi ne abbiamo tanti. Dal nazionalista-estremista Navalny in Russia che per magia diventa un blogger democratico anticorruzione da utilizzare contro Vladimir Putin. Ai neonazisti ucraini utilizzati per buttare giù il presidente Victor Yanukovych ritenuto troppo-filorusso ai tempi del cosiddetto Euromaidan. I neonazisti poi li abbiamo ritrovati direttamente al governo a Kiev, ma dall’unione Europea nessuno ha avuto nulla in contrario. D’altronde come potevano in quel di Bruxelles esprimere contrarietà visto che avevano contribuito a portare queste forze al potere? Lo stesso copione lo vediamo in Bielorussia. L’Unione Europea sostiene con forza i nazionalisti, che manifestano con tanto di bandiera utilizzata in Bielorussia ai tempi dell’occupazione nazista, contro il ‘dittatore’ Lukashenko. Ovviamente il leader bielorusso è un dittatore solo perché vicino alla Russia, altrimenti sarebbe un sincero democratico.

Anche in Venezuela la musica non cambia. Ormai da tempo l’Unione Europea perora la causa di Juan Guaidò e dei suoi compari golpisti. Tra questi troviamo il neonazista Lorent Saleh. Accolto con tutti gli onori quando nel 2019 l’UE assegnò il Premio Sakharov all’opposizione ‘democratica’ venezuelana. Se non fosse maledettamente seria la situazione verrebbe da ridere di fronte a tale livello di ipocrisia e miopia politica.

Il giorno prima esaltano il blogger ultranazionalista e razzista di estrema destra #Navalny Il giorno dopo tutti a...

Pubblicato da Agata Iacono su Mercoledì 27 gennaio 2021

Non possiamo poi dimenticare che l’Unione Europea che ipocritamente condanna gli orrori nazifascisti è la stessa che equipara nazismo e comunismo. Quindi mette sullo stesso piano dei nazisti chi ha dato il maggior contributo nella Seconda Guerra Mondiale alla sconfitta dei nazisti con i loro alleati. Un’intollerabile mistificazione storica e politica che dovrebbe trovare una condanna ben più forte ed ampia di quella che ha ricevuto.

Infine sarebbe utile evidenziare che sono proprio le scellerate politiche neoliberiste imposte da Bruxelles a provocare il risorgere di idee che parevano definitivamente finite nella pattumiera della storia. E’ proprio vero che “la storia insegna ma non ha scolari”. L’austerità neoliberista e i meccanismi infernali per le economie innescate dall’unione monetaria continentale, assolutamente non funzionale e asimmetrica, produce povertà sempre crescente, desertificazione industriale, distruzione di ogni conquista sociale degli anni passati. I giovani sono senza futuro e gli anziani abbandonati al proprio destino. Questo è il principale motivo per cui tornano in auge certi discorsi.

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