Pablo Hasel, in carcere per le sue opinioni. In Russia? No in Spagna (UNIONE EUROPEA)

16 Febbraio 2021 13:16 Francesco Guadagni

Ecco a voi l'Occidente. La sua "libertà", "democrazia", rispetto dei "diritti umani", della liberta di espressione" a nudo.

Siamo in Spagna (Unione Europea).

La scorsa notte, in Catalogna, il rapper Pablo Hasel è stato prelevato dalla polizia catalana dall'Università di Lleida dove si era rifugiato per non consegnarsi al carcere.

Dovrà scontare 9 mesi di prigione per 64 Tweet contro la monarchia spagnola e contro gli abusi delle forze dell'ordine.

Hasel è in prigione per aver espresso le sue opinioni. Niente di più. Niente di meno.

Se invece di chiamarsi Pablo, il suo nome fosse Alexey, e il suo cognome invece di Hasel fosse stato Navalny avremmo avuto dirette in mondovisione per accusare il "dittatore" Putin dell'ennesimo sopruso. Ma avviene nell'Unione Europea che osa pontificare sul resto del mondo e quindi dell'arresto di Hasel se ne parla pochissimo e chi lo fa in Italia si limita a dare la notizia senza commento alcuno. Che ipocrisia.

LEGGI: Fake news: guida per smascherarle di Francesco Santoianni. Un libro unico in Italia!

Se fosse accaduto in Russia, Cina, Venezuela, Iran o altri paesi considerati avversari perché si ostinano a cercare una via alternativa dai diktat del Washington consensus, avremmo visto i comunicati delle cancellerie occidentali, a partire dalla Farnesina, dove si denunciava il mancato rispetto dei diritti umani con reiterati appelli alla libertà di espressione.

Per non parlare di tutta la sfilza di pseudo intellettuali pronti ad entrare in azione quando gli eventi si svolgono nei paesi nemici dei loro padroni.

La vicenda Hasel testimonia che l'Occidente è nudo e non può dare nessuna lezione sul rispetto dei diritti umani.

La scorsa settimana, la risposta del Ministro degli russo Sergei Lavrov al Rappresentante dell'UE Joseph Borrell che chiedeva la liberazione di Navalny è stata emblematica.

Guardatela ancora, soprattutto oggi, perché è stato il più grande fallimento in politica estera dell'Unione Europea.

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